Brebemi sogna la prima «eHighway» italiana
Si potrebbe fare molto presto, ma il Governo e il ministro Danilo Toninelli devono battere un colpo. La Lombardia e Brebemi sono in grado di sperimentare la prima eHighway in Italia, per il trasporto elettrico delle merci su strada. E con ciò contribuire alla riduzione di Co2 per la quale siamo sotto procedura di infrazione europea, e soprattutto fare squadra con Germania e Svezia per aprire una nuova frontiera della sostenibilità ambientale. In 120 giorni Siemens può approntare la linea elettrica sui sei chilometri sperimentali dal 28 al 25 tra Romano di Lombardia e Calcio in entrambi i sensi. Scania ha già pronti i cinque camion con pantografo per i Tir modello filobus. Cal (concessioni autostradali lombarde) con il direttore generale Giacomo Melis è schierata senza riserve al fianco della Direttissima A35. Regione Lombardia con gli assessori alle Infrastrutture Claudia Terzi e all’Ambiente Raffaele Cattaneo sottolinea l’urgenza di attuare il progetto. Due protocolli d’intesa sono già sottoscritti con Svezia e Germania. Una lunga serie di aziende lombarde della logistica sono pronte a dotarsi dei mezzi che si agganciano alla linea elettrica e risparmiare il 30 per cento dei costi. Ma il tutto deve passare dal Cipe e i tempi delle autorizzazioni sono una pesante incognita. «Mettiamo in conto sei mesi per la certificazione e altrettanti per l realizzazione, tanto la tecnologia esiste ed è affidabile, e siamo pronti ad aprire i cantieri», dice il presidente Brebemi Francesco Bettoni. Tuttavia, memore dell’esperienza Direttissima, aggiunge che «dovremo capire i costi aggiuntivi che ci verranno imposti dalla normativa». Di più, sperimentare è solo il primo passo. I tempi dettati da Melis parlano di progettazione lavori entro l’anno prossimo, esecuzione entro il 2020, esercizio e sviluppo nel 2021-22. Dopodiché si potrà avviare l’elettrificazione di tutti i 40 chilometri di Brebemi. Con la prospettiva di estenderla anche a Tem e Pedemontana. Fra quattro anni, comunque, Scania sarà pronta per la produzione industriale delle motrici con pantografo, spinta dai tempi dei tedeschi che sono più avanti. In un lustro o giù di lì si potrebbe arrivare al regime d’esercizio anche da noi. Però ci vogliono nuove norme. Basti pensare che l’altezza massima consentita per i camion è di 4.20 metri mentre con il pantografo arrivano a 5 e mezzo. Basterebbe per rivedere il Codice della strada. Peccato che al riguardo sia mancata la voce del ministro Toninelli, peraltro oggi a Brescia per la festa grillina di Lonato. Sono questi, in sintesi, gli approdi del mega convegno andato in scena ieri mattina al Blu Hotel Brixia per volontà di Brebemi e Cal. Con la conferma che il nuovo sistema, versione evoluta dei filobus, non presenta grosse incognite e - come dice Bettoni - si può dare tecnicamente per fatto. IN SVEZIA, nella regione di Gävleborg, i Tir con pantografo sono in funzione dal 2016 su due chilometri di autostrada A16 tra Sandviken e Gävle e nei prossimi due anni la eHigway sarà estesa a 30 chilometri. In Germania corrono a 90 chilometri orari su tronchi di tre autostrade. Per il resto, si fanno i conti. Su una stima dei costi intorno ai 18 milioni, il capofila Cal pensa di trovarne la metà con il bando Ue Cef Transport 2018 in scadenza a ottobre. Il resto sarà reperito con il ricorso a fonti pubbliche (Regione) e private (Siemens, Scania, aziende di trasporto e logistica, fornitori di energia elettrica). Non a caso al convegno di ieri hanno partecipato anche esponenti di Consorzio Cobat (riciclo batterie), Enel, Terna, A2A, Abb (reti elettriche), per la logistica Esselunga, Italtrans, Brivio&Viganò, Alis, Autorità portuale dell’Adriatico orientale e Italferr. Tutti entusiasti di esserci. • © RIPRODUZIONE RISERVATA