Crisi, eco-tutele e
burocrazia. Sarà un
futuro con meno cave

di Stefano Martinelli
L’attività estrattiva ha sùbito una brusca frenata nel Bresciano
L’attività estrattiva ha sùbito una brusca frenata nel Bresciano
L’attività estrattiva ha sùbito una brusca frenata nel Bresciano
L’attività estrattiva ha sùbito una brusca frenata nel Bresciano

«Eldorado» addio. La corsa all’«oro» friabile del sottosuolo ha subìto una brusca frenata nel Bresciano, da sempre forziere di ghiaia e sabbia di altissima qualità. Un tesoro naturale al centro di polemiche ambientaliste e amministrative legate all’uso e (abuso) del territorio che sta facendo i conti con una svalutazione legata alla crisi nera del settore edilizio. Dinamiche da cui non potrà prescindere il nuovo Piano cave provinciale che ieri ha mosso i primi passi in aula. Il documento programmatico scade il 25 gennaio 2018 ma, data la complessità dell’iter, il consigliere con delega all’Ambiente Gianbattista Groli ha voluto anticipare i tempi. Le linee d’indirizzo del prossimo piano, che si rifanno alle norme regionali in tema di salvaguardia del territorio, «sono le basi dalle quali partire - ha spiegato Groli -, in ottica di una futura redazione».

IL PROSSIMO PPC per il settore sabbia e ghiaia parte però da uno scenario completamente differente rispetto a quello in cui nacque il piano del 2005. «L’attuale piano ha scontato da un lato un rallentamento dovuto dal prolungarsi dei procedimenti in materia di compatibilità ambientale - ha spiegato Broli -, e dall’altro ha risentito dell’effetto negativo del mercato degli inerti dal 2008 in poi, con sei aziende storiche a loro tempo autorizzate che sono fallite». Il piano aveva previsto 70,1 milioni di metri cubi di materiale estraibile ma, al 31 agosto 2016, l’inerte cavato è stato pari a soli 31,9 milioni di metri cubi. Un ridimensionamento dei volumi sarà quindi molto probabile nel prossimo Pcc.

La cessazione di efficacia del piano redatto undici anni fa prevederà inoltre delle importanti novità per quanto riguarda alcuni Ate, ambiti territoriali estrattivi, attualmente operanti. Il comparto produttivo San Polo-Buffalora verrà dismesso, mediante sottoscrizioni di convenzioni integrative con i cavatori, per lasciare spazio al Parco delle Cave. A chiudere i battenti sarà anche l’Ate di Castegnato e Paderno.

«Più marcata - ha spiegato Groli -, stata la sofferenza per il settore argilla, produzione di laterizi, con soli 1,1 milioni di mc autorizzati a fronte di 2,8 milioni previsto nel 2005. Le uniche fornaci di Corte Franca e Capriano, sono state dismesse. Ha interrotto invece l’attività l’ambito di Provaglio d’Iseo, con quello di Corte Franca che è stato stralciato dal piano e quello di Capriano che ha notevolmente rallentato». Groli ha promesso un percorso condiviso annunciato l’istituzione di una commissione dedicata al Ppc.

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