Dal Tar via libera
all’Autostrada
della Valtrompia

Dopo la bocciatura del ricorso al Tar  presentato da Legambiente e Comitato, l’Autostrada della Valtrompia sembra   dietro l’angolo
Dopo la bocciatura del ricorso al Tar presentato da Legambiente e Comitato, l’Autostrada della Valtrompia sembra dietro l’angolo
Dopo la bocciatura del ricorso al Tar  presentato da Legambiente e Comitato, l’Autostrada della Valtrompia sembra   dietro l’angolo
Dopo la bocciatura del ricorso al Tar presentato da Legambiente e Comitato, l’Autostrada della Valtrompia sembra dietro l’angolo

Cinzia Reboni

«Non ci potrebbe essere maniera più elegante per ribadire che sulle grandi opere pubbliche nessuno deve metterci il becco, e men che meno i comitati ambientalisti».

L’avvocato Pietro Garbarino è tranchant nel suo commento sulla sentenza del Tar di Brescia, che ha dichiarato «irricevibile e inammissibile» il ricorso presentato per conto di Legambiente e Comitato «No Autostrada, Sì Metrobus», che si basava essenzialmente sulla Valutazione di impatto ambientale del progetto del raccordo autostradale della Valtrompia, scaduta da dieci anni. Un particolare - secondo i ricorrenti - che sarebbe bastato da solo ad inficiare l’iter del progetto. Ma i giudici amministrativi - sconfessando una sentenza del Tar del 2008 - non sono stati dello stesso parere.

LA VIA, SECONDO i comitati, ha cristallizzato la situazione del territorio di 15 anni fa, e già a suo tempo aveva evidenziato notevoli criticità, tanto che lo studio di compatibilità ambientale, per far quadrare il cerchio, aveva inserito una serie di prescrizioni, mai realizzate. L'obiettivo minimo del ricorso era dunque quello di ottenere una nuova Via, adeguata ai reali flussi di traffico e alle problematiche ambientali sopravvenute negli anni.

Ma di Valutazione di impatto ambientale scaduta nella nuova sentenza del Tribunale amministrativo non c’è traccia. «In sostanza - spiega Sergio Aurora, leader del Comitato - si parla di ricorso irricevibile per termini di tempo - il deposito del ricorso alla segreteria del Tar è stato effettuato il 30 agosto 2017 a fronte della notifica del 14 luglio, quindi oltre il termine massimo dei 15 giorni consentiti - e di inammissibilità perchè i ricorrenti non hanno interesse a chiedere di ottemperare la sentenza del Tar del 2008».

SI TRATTA, secondo Sergio Aurora, di un pronunciamento «pieno di contraddizioni. É un chiaro segnale ai comitati: sulle grandi opere non bisogna rompere le scatole. Gli interessi sono troppo alti. Rimane il fatto che la Via è scaduta, e la precedente sentenza sanciva che, proprio per questo particolare, tutti gli atti conseguenti venivano meno».Legambiente e Comitato in sostanza chiedevano che la Valutazione di impatto ambientale fosse rifatta ex novo, oltre all’annullamento delle fasi procedurali già esperite in assenza di efficace valutazione di compatibilità ambientale, compreso anche l’affidamento dei lavori per la realizzazione della tratta Concesio-Sarezzo. Il che avrebbe fatto ulteriormente slittare l’apertura dei cantieri già prevista per giugno di quest’anno.

A PESARE SULLA sentenza è stata anche la rinuncia dei Comuni di Collebeato e Gussago - che figurano fra i ricorrenti del ricorso di nove anni fa - a far valere gli effetti della pronuncia del Tar 2008 in virtù di un accordo raggiunto con i promotori dell’autostrada della Valtrompia. Un accordo transattivo - che, rimarcano i giudici, «nè Legambiente né il Comitato hanno impugnato - che ha comportato il venir meno degli effetti della sentenza, rispetto ai quali i Comuni, originari ricorrenti, hanno perduto ogni interesse».

Sulla tortuosa strada verso l’apertura dei cantieri dell’Autostrada della Valtrompia - ovvero 4,2 chilometri di asfalto destinati a collegare Concesio a Sarezzo -, resta in teoria soltanto l’ostacolo dell’adeguamento dei prezzi dei materiali, una vertenza fra Anas e impresa costruttrice che dovrà dirimere il Consiglio di Stato nell’udienza fissata il 14 dicembre. Legambiente e Comitato «No Autostrada, Sì Metrobus» però non si fermeranno. «La sentenza del Tar presenta molte incongruenze, per questo siamo pronti a ricorrere al Consiglio di Stato», assicura Sergio Aurora.

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