Depuratori, 23
milioni per evitare
le multe Ue

Cinzia Reboni Investimenti per oltre 23 milioni di euro per «congelare» le maxi sanzioni Ue che pendono sulla provincia di Brescia. Le opere e i piani di finanziamento erano in realtà definiti da tempo, ma la sottoscrizione dei sei accordi di programma siglati tra l’Ufficio d’ambito e i gestori del ciclo idrico mettono nero su bianco le modalità dell’adeguamento delle fognature e della costruzione dei nuovi impianti di depurazione. Come sempre il contributo di risorse pubbliche sarà determinante: la Regione finanzierà 13 milioni e mezzo di euro. I protocolli sottoscritti da Ato con Acque Bresciane, A2A Ciclo Idrico e Azienda Servizi Valle Trompia consentono la copertura mediamente del 60% del costo complessivo degli interventi che, come prevede la legge, saranno poi progressivamente pagate dai cittadini attraverso le tariffe. Nella lista figurano il depuratore intercomunale di Paratico e l’estensione della rete fognaria a Rovato. Ma anche il nuovo depuratore di San Paolo destinato a servire anche Cadignano, frazione di Verolanuova. L’impianto di Calcinato sarà potenziato, mentre in Valtrompia proseguiranno le opere di collettamento tra Sarezzo e Lumezzane per convogliare le acque nere al depuratore comprensoriale. Il mega intervento vedrà la partecipazione finanziaria della Comunità Montana della Valtrompia, che si è impegnata a versare 800 mila euro, risorse reperite da economie di spesa su altri interventi sul servizio idrico integrato. «IL TEMA DELLA depurazione è sicuramente la criticità più rilevante sul territorio bresciano ed è la priorità della nostra azione - spiega Daniela Gerardini, presidente del consiglio di amministrazione dell’Ato -. Il servizio è ancora assente in alcuni Comuni e, dove è presente, spesso soffre di carenze in termini quantitativi, trattandosi di impianti sottodimensionati e obsoleti». L’emergenza è del resto diventata strutturale nella nostra provincia, dove ventotto paesi scaricano scorie biologiche nei corsi d’acqua. In 19 Comuni l’Arpa ha riscontrato all’uscita dagli impianti di filtro concentrazioni anomale di fosforo e azoto. Nella Bassa e in Valcamonica, la depurazione di 42 Comuni non è allineata ai parametri Ue. In questo affresco a tinte fosche, anzi nere come le acque scaricate nell’ambiente, si specchia l’allarme depurazione nel Bresciano, che tocca 89 paesi. Su 63 incombe l’ultimatum della Ue che ha messo i Comuni sotto procedura di infrazione per non aver adeguato ai parametri continentali i sistemi di depurazione o, peggio ancora, perché scaricano le fogne nei corsi d’acqua. Il problema sanitario-ambientale riguarda un bacino di 280 mila abitanti e 770 terminali fognari non trattati. L’antidoto per evitare - presentando progetti di risanamento con copertura finanziaria - almeno quattro quinti del parco multe che potrebbe scattare tra la fine di quest’anno e il 2019 (250 milioni sui complessivi 368), è racchiuso nel piano di opere da 1,43 miliardi di investimenti su depuratori (817 milioni) e acquedotti (610 milioni) varato un anno fa . «L’Ato - spiega Daniela Gerardini - investirà 800 milioni di euro, di cui 300 destinati al superamento delle infrazioni Ue». L’imponente partita sarà gestita da Acque Bresciane con un partner privato, a meno che l’esito del referendum di ottobre sul ciclo idrico non spinga verso una gestione esclusivamente pubblica, invocata da 55 Comuni in rappresentanza di oltre 300 mila cittadini e, tra gli altri, dall’Ufficio pastorale sociale della diocesi di Brescia. •

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