AMBIENTE&TERRITORIO. Il Benaco ottiene dal Cipe una quota importante dei fondi per il rifacimento dell’intero sistema: i primi cantieri potrebbero partire entro il 2018

Depuratori del
Garda, 100
milioni «cash»

di Valentino Rodolfi

Valentino Rodolfi

Non stava mica scherzando il braccio destro di Matteo Renzi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, quando era venuto a promettere 100 milioni di fondi governativi per rifare il collettore e i depuratori del Garda, impianti ormai sottodimensionati, obsoleti e con tubature che si stanno pericolosamente deteriorando.

Legittimo era il sospetto che, col referendum alle porte, fossero soldi virtuali, uno zuccherino per strappare qualche «Sì» alla consultazione del 4 dicembre. Un dubbio che era venuto anche a Maria Stella Gelmini, presidente della Comunità del Garda: «Cento milioni? Bene. Ma vorremmo un impegno scritto prima del referendum, perchè dopo chissà».

LA NOTIZIA è che i soldi ci sono davvero: c’è tanto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 14 novembre e di riferimento normativo alla delibera del Cipe numero 25 dell’11 agosto, che nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione prevede 598 milioni di euro per la depurazione delle acque in tutta Italia, assegnando al Garda la parte del leone, una cifra tra 80 e 100 milioni di euro (e ci sarà occasione per capire il perchè di questa oscillazione fra 80 e 100).

La lieta novella è stata confermata ieri a Brescia dall’onorevole Guido Galperti, parlamentare bresciano del Pd, insieme al presidente della Provincia Pierluigi Mottinelli e ai sindaci di Padenghe e Brenzone, Patrizia Avanzini e Tommaso Bertoncelli, consiglieri dell’Ats, l’Associazione di scopo che raccoglie una trentacinquina di Comuni gardesani.

«Non era un risultato scontato trovare 80 o 100 milioni di questi tempi, invece il risultato è ormai acquisito» ha sottolineato Galperti, perchè questa è la novità: i soldi ci sono, almeno per cominciare: «Quei 100 milioni - ha detto - sono quasi la metà dei 220 necessari in totale per rifare il sistema di collettamento e di depurazione del Garda, coinvolgendo due regioni, una provincia autonoma e una quarantina di Comuni».

E così 100 milioni, minimo 80, sono in cassaforte. Ma il resto? «Il resto arriverà da altre fonti di finanziamento - ha spiegato Patrizia Avanzini -. Ora che lo Stato ha fatto la sua parte, tocca alle Regioni provvedere a un congruo stanziamento. Una quota arriverà anche dalle tariffe, ovvero dagli introiti delle bollette per il servizio idrico e di depurazione, e un’altra quota simbolica arriverà dai Comuni del Garda tramite le entrate dell’imposta di soggiorno». Simbolica, ma quanto simbolica? Nessuno si sbilancia, ma si parla a un 2 o 3 per cento, che fa comunque quei 6 o 7 milioni di euro dalla tassa di soggiorno.

GRANDE OTTIMISMO. Perchè fino a qualche settimana fa nessuno sperava in quei soldi: «Io stessa non ci speravo - ammette Avanzini, pure di area Pd - almeno non in tempi così rapidi». Dunque i soldi ci sono o ci saranno, il progetto c’è (è pronto il preliminare, mentre per il progetto esecutivo si sta attivamente adoperando il Ministero per l’Ambiente), i primi lotti dei lavori potrebbero partire fra un anno o poco più. Che cosa potrebbe andare storto?

Un’incognita resta: i Comuni della sponda bresciana del Garda dovranno allacciarsi a un nuovo depuratore, ancora da realizzare. Il progetto prevede di utilizzare l’impianto di Visano, ricondizionato alla bisogna. Ma il Comune di Visano da questo orecchio non ci sente (come riferiamo a fondo pagina). Esiste un «Piano B» se salta Visano?

«Esiste - spiega Pierluigi Mottinelli, presidente della Provincia di Brescia -: se Visano non sarà praticabile, il depuratore si farà a Lonato. Ma io sono convinto che Visano capirà l’importanza di questo progetto e non si tirerà fuori». Per ora non sembra, ma Mottinelli. Altrimenti: depuratore a Lonato.

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