Valentino Rodolfi
Non stava mica scherzando il braccio destro di Matteo Renzi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, quando era venuto a promettere 100 milioni di fondi governativi per rifare il collettore e i depuratori del Garda, impianti ormai sottodimensionati, obsoleti e con tubature che si stanno pericolosamente deteriorando.
Legittimo era il sospetto che, col referendum alle porte, fossero soldi virtuali, uno zuccherino per strappare qualche «Sì» alla consultazione del 4 dicembre. Un dubbio che era venuto anche a Maria Stella Gelmini, presidente della Comunità del Garda: «Cento milioni? Bene. Ma vorremmo un impegno scritto prima del referendum, perchè dopo chissà».
LA NOTIZIA è che i soldi ci sono davvero: c’è tanto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 14 novembre e di riferimento normativo alla delibera del Cipe numero 25 dell’11 agosto, che nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione prevede 598 milioni di euro per la depurazione delle acque in tutta Italia, assegnando al Garda la parte del leone, una cifra tra 80 e 100 milioni di euro (e ci sarà occasione per capire il perchè di questa oscillazione fra 80 e 100).
La lieta novella è stata confermata ieri a Brescia dall’onorevole Guido Galperti, parlamentare bresciano del Pd, insieme al presidente della Provincia Pierluigi Mottinelli e ai sindaci di Padenghe e Brenzone, Patrizia Avanzini e Tommaso Bertoncelli, consiglieri dell’Ats, l’Associazione di scopo che raccoglie una trentacinquina di Comuni gardesani.
«Non era un risultato scontato trovare 80 o 100 milioni di questi tempi, invece il risultato è ormai acquisito» ha sottolineato Galperti, perchè questa è la novità: i soldi ci sono, almeno per cominciare: «Quei 100 milioni - ha detto - sono quasi la metà dei 220 necessari in totale per rifare il sistema di collettamento e di depurazione del Garda, coinvolgendo due regioni, una provincia autonoma e una quarantina di Comuni».
E così 100 milioni, minimo 80, sono in cassaforte. Ma il resto? «Il resto arriverà da altre fonti di finanziamento - ha spiegato Patrizia Avanzini -. Ora che lo Stato ha fatto la sua parte, tocca alle Regioni provvedere a un congruo stanziamento. Una quota arriverà anche dalle tariffe, ovvero dagli introiti delle bollette per il servizio idrico e di depurazione, e un’altra quota simbolica arriverà dai Comuni del Garda tramite le entrate dell’imposta di soggiorno». Simbolica, ma quanto simbolica? Nessuno si sbilancia, ma si parla a un 2 o 3 per cento, che fa comunque quei 6 o 7 milioni di euro dalla tassa di soggiorno.
GRANDE OTTIMISMO. Perchè fino a qualche settimana fa nessuno sperava in quei soldi: «Io stessa non ci speravo - ammette Avanzini, pure di area Pd - almeno non in tempi così rapidi». Dunque i soldi ci sono o ci saranno, il progetto c’è (è pronto il preliminare, mentre per il progetto esecutivo si sta attivamente adoperando il Ministero per l’Ambiente), i primi lotti dei lavori potrebbero partire fra un anno o poco più. Che cosa potrebbe andare storto?
Un’incognita resta: i Comuni della sponda bresciana del Garda dovranno allacciarsi a un nuovo depuratore, ancora da realizzare. Il progetto prevede di utilizzare l’impianto di Visano, ricondizionato alla bisogna. Ma il Comune di Visano da questo orecchio non ci sente (come riferiamo a fondo pagina). Esiste un «Piano B» se salta Visano?
«Esiste - spiega Pierluigi Mottinelli, presidente della Provincia di Brescia -: se Visano non sarà praticabile, il depuratore si farà a Lonato. Ma io sono convinto che Visano capirà l’importanza di questo progetto e non si tirerà fuori». Per ora non sembra, ma Mottinelli. Altrimenti: depuratore a Lonato.