Esche killer sui
sentieri. A Iseo
torna l’allarme

di Cinzia Reboni
A sinistra Neve uccisa dal veleno
A sinistra Neve uccisa dal veleno
A sinistra Neve uccisa dal veleno
A sinistra Neve uccisa dal veleno

Ritorna l’incubo delle esche killer sui sentieri del Sebino. Dopo la lunga catena di avvelenamenti registrata esattamente due anni fa, in questi giorni sono morti altri cani, uccisi da bocconi farciti di metaldeide, il principio attivo di un fitofarmaco usato contro le lumache. Ma che ad alti dosaggi provoca spasmi muscolari, contrazioni, tachicardia e poi la morte anche in animali più grandi, i cani appunto. La sostanza può ovviamente risultare tossica anche per le persone, e in particolar modo per i bambini che dovessero entrare in contatto con il veleno.

Il caso più toccante è quello di Neve, un meticcio morto sabato pomeriggio. A raccontare l’atroce fine dell’animale è Loris Cristini, il suo proprietario.

«Passeggiavamo sul monte e ad un certo punto Neve si è accasciata al suolo - spiega Loris Cristini -. Ha iniziato ad avere le convulsioni e la bava alla bocca. Dopo un’ora di atroci sofferenze mi è morta in braccio, mentre facevo di tutto per tenerla in vita e salvarla. Ma tutto quello che ho fatto non è bastato. Neve era una cagnolina speciale, affettuosa, che si faceva voler bene da tutti. Ma ormai non c’è più. Sto scoppiando dalla rabbia...». Le esche avvelenate erano state sparse a Iseo, «sulla strada Pròai Gölem, dalla balota ai pollai», precisa Loris Cristini mettendo in allarme tutti gli altri proprietari di cani che amano passeggiare sui sentieri dietro casa. Prima di Neve, altri cani sono rimasti avvelenati nella stessa area. Il sospetto è che dietro gli episodi si nasconda la stessa persona. I casi si ripetono in modo sistematico dal 2015.

«L’attenzione non basta - sottolinea Silvia Belotti, che gestisce un negozio di toelettatura per animali ed è volontaria nei canili del bresciano, che si è trovata nella stessa situazione due anni fa, quando il suo Fhero ha inghiottito bocconi avvelenati morendo tra atroci spasmi proprio lungo lo stesso sentiero dove ha trovato la morte Neve -. A Iseo sono anni che succedono queste cose, eppure continuano a capitare. In paese non esiste un’area attrezzata per i cani: dove li dobbiamo portare? Qualsiasi posto ormai è diventato pericoloso. Senza contare che anche un bambino piccolo potrebbe toccare il veleno e poi mettersi le mani alla bocca. Il rischio è diventato troppo alto: bisogna fermare gli irresponsabili che spargono esche avvelenate».

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