Ex cittadella del mobile, tra degrado e sogni

Sul mitico mobilificio di Poncarale non sventolano più le bandiere del mondo simbolo del successo degli anni ’80. FOTOLIVE/FILIPPO VENEZIALe reti posizionate anni fa quando i lavori sembravano imminentiI segni lasciati dal  degrado I  piani superiori del complessoAll’ingresso è sopravvissuta l’insegna con il mappamondoDal 2016 si studia la ricoversione della cittadella del mobile   Uno scorcio del complesso da  18 mila metri quadri di superficieNel futuro del comparto di Poncarale il progetto di un mercato d’autore
Sul mitico mobilificio di Poncarale non sventolano più le bandiere del mondo simbolo del successo degli anni ’80. FOTOLIVE/FILIPPO VENEZIALe reti posizionate anni fa quando i lavori sembravano imminentiI segni lasciati dal degrado I piani superiori del complessoAll’ingresso è sopravvissuta l’insegna con il mappamondoDal 2016 si studia la ricoversione della cittadella del mobile Uno scorcio del complesso da 18 mila metri quadri di superficieNel futuro del comparto di Poncarale il progetto di un mercato d’autore
Sul mitico mobilificio di Poncarale non sventolano più le bandiere del mondo simbolo del successo degli anni ’80. FOTOLIVE/FILIPPO VENEZIALe reti posizionate anni fa quando i lavori sembravano imminentiI segni lasciati dal  degrado I  piani superiori del complessoAll’ingresso è sopravvissuta l’insegna con il mappamondoDal 2016 si studia la ricoversione della cittadella del mobile   Uno scorcio del complesso da  18 mila metri quadri di superficieNel futuro del comparto di Poncarale il progetto di un mercato d’autore
Sul mitico mobilificio di Poncarale non sventolano più le bandiere del mondo simbolo del successo degli anni ’80. FOTOLIVE/FILIPPO VENEZIALe reti posizionate anni fa quando i lavori sembravano imminentiI segni lasciati dal degrado I piani superiori del complessoAll’ingresso è sopravvissuta l’insegna con il mappamondoDal 2016 si studia la ricoversione della cittadella del mobile Uno scorcio del complesso da 18 mila metri quadri di superficieNel futuro del comparto di Poncarale il progetto di un mercato d’autore

Cinzia Reboni Per decenni la «cittadella del mobile» per i bresciani aveva un solo significato: Ancilla Scalvini di Poncarale. Lo slogan pubblicitario era diventato un tormentone: «dove sventolano le bandiere del mondo, fermati e troverai quello che cerchi». Ed alzi la mano chi non è mai entrato nell’immenso mobilificio affacciato sulla statale o ha semplicemente adocchiato dalle vetrine il salotto in pelle, il tavolino stile orientale, l’arazzo alla francese o la cucina dei desideri. Rifarsi l’arredamento da Ancilla Scalvini era uno status symbol. Poi le cose sono cambiate. Dalla Svezia sono arrivati i profeti dell’arredamento «prêt à monter», gli arredamenti diversamente componibili, gli armadi «usa e getta» ed è iniziato il declino. La mega esposizione, il grande «regno» di cucine, salotti e camere da letto, ha chiuso i battenti. All’interno il vuoto, fuori solo erbacce a ricoprire il parcheggio che aveva visto arrivare il sabato pomeriggio operai a bordo di una Simca e industriali che viaggiavano in Porsche. C’era chi per potersi permettere una poltrona in sky doveva risparmiare sulla spesa e chi pagava cash una libreria di design. Ma un «giro» dalla Ancilla Scalvini non se lo perdeva nessuno. A DISTANZA DI TEMPO, capita di veder spuntare ogni tanto un nastro bianco e rosso, un cartello di inizio cantiere. Ma i lavori cominciano e finiscono in un batter d’ali. In realtà, «la convenzione già sottoscritta con il Comune è ancora in essere - spiega il sindaco di Poncarale Antonio Zampedri -: i lavori potrebbero tranquillamente partire in qualsiasi momento. La partita è ancora aperta. E se ci fosse una seconda vita per questo fabbricato, non potremmo che esserne felici: dal 2007 sono state perse parecchie occasioni, per vari motivi. Non dimentichiamo che si tratta di un’area importante e strategica: circa 18 mila metri quadrati, cinquemila dei quali coperti». Ma il progetto cosa prevede? Nelle intenzioni di Edi Micheletti, uno dei figli di Ancilla Scalvini, fino ad un paio di anni fa c’era la realizzazione di un mercato coperto, o meglio un «mercato d’autore». Piccoli empori di varie tipologie, anche con prodotti di nicchia e ristoranti etnici. «Ci sono voluti quattro anni prima di avere i permessi, e l’iter è sempre più costellato di insidie ed ostacoli», aveva osservato Micheletti nel 2016. Lo stesso Micheletti aveva spiegato la sua filosofia: «Non stiamo certamente parlando di un centro commerciale, ma di un piccolo polo in grado di raggruppare diverse attività, 80-90 negozietti, la garanzia di 160 posti di lavoro». Un’idea innovativa, «un nuovo modo di fare la spesa, un ritorno al passato. Niente carrelli, ma personale competente dall’altra parte del banco». UNA «SPERIMENTAZIONE» che però è rimasta sulla carta. Qualche mese fa sembrava si stesse muovendo qualcosa, poi si è di nuovo fermato tutto. E la cittadella del mobile aspetta, pazientemente, di rifarsi il look e di iniziare una nuova vita. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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