di Nicola Alberti Valerio Morabito
Una «collinetta» ancora annerita dal rogo alla discarica di Bedizzole
Una «collinetta» ancora annerita dal rogo alla discarica di Bedizzole
Una «collinetta» ancora annerita dal rogo alla discarica di Bedizzole
Una «collinetta» ancora annerita dal rogo alla discarica di Bedizzole

Sono due le novità rilevanti intorno fiamme divampate venerdì notte nella discarica ex Faeco di Bedizzole. La più grave e inquietante: non è stato un incidente.

GLI INQUIRENTI avrebbero aperto un fascicolo per incendio doloso, considerando che le evidenti e prolungate tracce di materiale infiammabile dentro la discarica farebbero pensare ad un’azione ben precisa da parte, al momento, di sconosciuti. Ciò che è andato a fuoco è una vasca di «fluff», una miscela di materiali quali pneumatici, guarnizioni, profili di gomma, materie plastiche, fibre sintetiche ed altri oggetti che appartengono ad autoveicoli.

Altra notizia: la Faeco, ormai da due settimane, ha cambiato il proprio nome in Green Up Srl. Anche se da dicembre 2012 Faeco fa parte del Gruppo Waste Italia, diventando nel 2014 una controllata di Waste Italia, società a capo dell’area ambiente nel Gruppo Kinexia.

Ma è ovviamente l’incendio a tenere banco. Dopo la fitta nube nera che potrebbe provocare conseguenze ambientali soprattutto nell’area che da Bedizzole si estende fino a Lonato, considerando la natura dei rifiuti bruciati, emergono particolari interessanti in una vicenda che difficilmente verrà accantonata come «autocombustione»: quasi impossibile, che i rifiuti prendano fuoco da soli di notte in questa stagione.

Ieri mattina, intanto, all’interno della ex Faeco le ruspe hanno proseguito con lo spostamento dei rifiuti inceneriti, mentre le forze dell’ordine erano sul posto in cerca di indizi. A distanza di due giorni dalle fiamme divampate alla Specialrifiuti di Calcinatello, che si trova al confine con la frazione monteclarense di Vighizzolo, ecco un altro episodio destinato ad alimentare polemiche da parte associazioni ambientaliste del territorio.

«SEMBREREBBE - riferisce con cautela il sindaco di Bedizzole Giovanni Cottini - che l’incendio possa essere doloso: stiamo attendendo i verbali degli organi competenti per capire l’accaduto, ma la nostra attenzione sulla questione è molto alta. I Vigili del fuoco, che ringrazio, hanno fatto un lavoro egregio. Hanno funzionato anche i dispositivi della struttura, ma avrebbe potuto essere un disastro ambientale».

Gli abitanti dei dintorni avevano osservato con apprensione le fiamme che dalle 21,00 alle 22,30 si sono levate al cielo rendendosi visibili per chilometri, poi è stata la volta di una colonna di fumo spinta dal vento verso la Bettola di Lonato e che si è definitivamente spenta solo dopo la mezzanotte.

Nessun problema alla circolazione, visto lo scarso traffico, nonostante l’incendio da una parte e la chiusura della galleria della tangenziale dall’altra. A bruciare è stata la vasca «E», quella che si vede dalla strada, dove ancora si conferisce materiale.

Nel 2016 sono state conferite in discarica 159.178 tonnellate di rifiuti di cui 59.864 di fluff, materiale di scarto della lavorazione dei rottami di auto e 99.313 tonnellate di residui di lavorazione meccanica. La vasca E aveva una disponibilità al gennaio 2016 di 1.141.328 di tonnellate, ma l’attività era stata temporaneamente sospesa per un problema di fidejussioni.

Sono tante le domande adesso, a cominciare dalla sicurezza dell’impianto, o dei potenziali danni provocati alle acque o all’aria (entrambe in fase di analisi da parte dell’Arpa), ma anche e soprattutto chi, se fosse confermato il dolo, potesse aver interesse ad incendiare il fluff .

Nel frattempo il sindaco rassicura tutti: «Non mi risultano casi di intossicazione, malori o situazioni simili, ma terremo alta la guardia».

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