«Borgo +39» torna all’asta Il prezzo base è crollato da 15 a 4 milioni di euro

di L.SCA.
L’area costiera di Toscolano, dove doveva sorgere il «Borgo +39»
L’area costiera di Toscolano, dove doveva sorgere il «Borgo +39»
L’area costiera di Toscolano, dove doveva sorgere il «Borgo +39»
L’area costiera di Toscolano, dove doveva sorgere il «Borgo +39»

Doveva diventare un borgo a cinque stelle, ma domani per ironia della sorte, l’ex «sogno contemporaneo» di Borgo +39 verrà battuto all’asta per la quinta volta, forse quella definitiva per trovare un acquirente, anche se a prezzi «stracciati» rispetto la valore originario del lotto. Autorevoli spifferi danno per certo l’interesse di imprenditori dell’alto Garda, ma il valore è via via sceso negli anni, asta dopo asta, passando dai 15 milioni di valutazione del marzo 2016 agli attuali 4.429.687 euro. Un progetto per il quale era stato scomodato nientemeno che Norman Foster, guru mondiale dell’architettura ingaggiato dalla Sailing immobiliare, compartecipata dagli Azzolini di Arco e dalla Edilquattro di Manerba guidata da Lorenzo Rizzardi, all’epoca presidente del Circolo vela di Gargnano e patron di +39, l’imbarcazione iscritta nel 2007 alla Coppa America. L’architetto avrebbe dovuto trasformare i circa 30 mila metri cubi dell’ex Cantiere del Garda, in origine Oleificio Sociale Benacense (edificio d’interesse storico architettonico in stato di abbandono), in albergo di lusso, residenza e attività commerciali, bar, negozi e ristorante. ERA UN’OPERAZIONE da 50 milioni di euro che prevedeva 52 mila metri cubi residenziali per 300 appartamenti su 5 piani e lo spostamento del vicino campo di calcio a 11 per consentire la costruzione di un parcheggio sotterraneo di due piani, uno pubblico e l’altro privato. Dopo mille vicissitudini, tra crisi immobiliari, contestazioni ambientaliste, interventi della Soprintendenza e riduzioni del progetto, il Piano di recupero fu bocciato dal Tar, che accolse il ricorso di Legambiente e di alcuni privati. Com’è noto, il progetto finì anche sotto la lente della procura, nell’ambito dell’inchiesta sul tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito, accusato all’epoca di riciclaggio e appropriazione indebita. Il fascicolo venne in seguito archiviato e l’operazione naufragò nel dimenticatoio.

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