Ciclabile del Garda: no allo «spezzatino» Il comitato attacca

di L.SCA.
Cicloturismo: gioie e dolori
Cicloturismo: gioie e dolori
Cicloturismo: gioie e dolori
Cicloturismo: gioie e dolori

«Senza una cabina di regia tra le Regioni non si va da nessuna parte e la ciclovia del Garda resterà un’utopia». Non usano giri di parole quelli del «Coordinamento per la mobilità sostenibile del lago di Garda», gruppo creato lo scorso ottobre a Toscolano Maderno cui hanno aderito associazioni di tutte e tre le province, Wwf, Italia Nostra, Legambiente, Amici della Terra, Comitato tre sponde, l’associazione Riccardo Pinter, i comitati Salvaguardia Olivaia, Sviluppo sostenibile e il coordinamento G.a.r.d.a. IL PENSIERO, al pari di altri, è stato ribadito nei giorni scorsi durante il primo dei tre convegni interregionali svolto a Torri (il prossimo è previsto in febbraio a Gardone Riviera e il terzo a marzo in territorio Trentino) dedicati alla progettazione dell’anello ciclopedonale attorno al lago. «Ancora manca un progetto comune e ogni amministrazione procede in autonomia senza nessuna visione d’insieme. Qualcuno come Limone e Malcesine si è mosso addirittura prima della firma del protocollo siglato nel 2017 fra Governo e Regioniche ha dato il via alla realizzazione di un anello circumlacuale di 140 chilometri». Senza orientamenti precisi, sostiene il comitato, c’è il rischio che ognuno dei 19 Comuni rivieraschi interessati dalla ciclopedonale, possa realizzare tratti magari troppo stretti, obbligando i ciclisti nei mesi di maggior afflusso turistico a riversarsi sulla strada Gardesana». Per questo, sostengono i promotori degli incontri pubblici, la pista dovrebbe essere più larga dei requisiti minimi, e soprattutto coordinando il progetto d’insieme. •

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