Cinghiali da
«record», 400
abbattimenti

I cacciatori abilitati alla «selezione» dei cinghiali: numeri mai visti
I cacciatori abilitati alla «selezione» dei cinghiali: numeri mai visti
I cacciatori abilitati alla «selezione» dei cinghiali: numeri mai visti
I cacciatori abilitati alla «selezione» dei cinghiali: numeri mai visti

Luciano Scarpetta Conclusa il 30 dicembre la stagione venatoria col metodo della braccata, che si era aperta in ottobre al 30 dicembre, sorge spontanea la domanda: ma quanti cinghiali ci sono nel Parco dell’alto Garda bresciano? Più del previsto. Molti di più. Tanti da porre anche degli interrogativi sull’efficacia dei metodi e dell’approccio alla questione. Ancor prima della stagione venatoria, le «attività ufficiali» parlavano di 90 capi già abbattuti in seguito a segnalazioni per danni e intrusioni in zone abitate. NELLA FASCIA ALTA del parco, una zona che comprende i territori di Magasa, Valvestino, Tignale e Tremalzo, sono stati stimati nella scorsa primavera dagli associati del comprensorio alpino di caccia 73 cinghiali: di questi a fine settembre 37 erano già stati abbattuti, sul 70% della soglia consentita (51 capi). Il resto dei prelievi è stato portato a termine nei primi nove mesi in diverse battute da agenti della Polizia Provinciale coadiuvati dai cacciatori locali abilitati nella fascia bassa del Parco, su richieste di intervento vicino alle case e alle strade. Qui, nella fascia bassa del Parco, le stime del censimento annuale parlavano di 242 esemplari di cui il 98% ammesso alla selezione, ma al termine dei 90 giorni di caccia libera i risultati parlano di numeri al rialzo. «Questa annata è stata particolarmente intensa - racconta un componente di una delle tre squadre di cacciatori abilitati -. Dal primo ottobre al 30 novembre, uscendo solo una volta a settimana, avevamo già raggiunto la soglia consentita dal censimento, poi aumentata di altri 75 capi». Al tirar delle somme, in 3 mesi sono stati «prelevati» dalla fascia bassa del Parco 326 cinghiali, 84 in più di quelli inizialmente stimati. «Col freddo e la neve improvvisa di venti giorni fa - è l’analisi - gli animali sono scesi dalle zone demaniali protette della fascia alta alla ricerca di cibo, rendendosi più vulnerabili». In ogni caso anche nella zona alta, dove erano consentiti prelievi fino a 51 capi, è stato aumentato il numero degli abbattimenti di altre 30 unità. Per raggiungere il totale ne manca solo una decina ed entro il 31 gennaio, alla chiusura della caccia nelle zone alte del parco, la quota sarà raggiunta. «Sono tanti, ma più piccoli che in passato - spiegano i cacciatori - quando a volte si portavano a valle esemplari di 160 kg incrociati con i maiali. Ora la specie si è inselvatichita e raramente le catture superano il quintale». Le zone più battute? San Michele a Gardone Riviera innanzitutto, poi l’entroterra di Gargnano e quest’anno la zona del monte Denervo, tra Tignale e Gargnano. •

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