Cinghiali, il Tar
boccia il piano
della Regione

di Paolo Baldi
Cinghiali ospiti del Cras della Lac nel Grossetano
Cinghiali ospiti del Cras della Lac nel Grossetano
Cinghiali ospiti del Cras della Lac nel Grossetano
Cinghiali ospiti del Cras della Lac nel Grossetano

«Anche alla luce dei chiarimenti contenuti nella difesa regionale, il decreto impugnato risulta contenere l’implicito riconoscimento dell’insufficienza di quanto fatto sul piano dei metodi ecologici dissuasivi», e sembra «lasciare delle perplessità sulla sussistenza dei presupposti per l’autorizzazione all’abbattimento...che dovrebbe essere consentito solo laddove fosse dimostrata l’inefficacia di adeguate misure dissuasive ecologiche». È racchiusa in queste considerazioni dei giudici del Tar di Brescia l’ennesima bocciatura della politica della Regione in campo venatorio. Stavolta sulle scelte fatte per «contenere», a fucilate e solo a fucilate, la popolazione di cinghiale. Le critiche della magistratura amministrativa, che accoglie l’esistenza di un problema rappresentato dal proliferare di questa specie, sono contenute nella sospensiva del decreto del marzo scorso con cui Milano ha autorizzato un piano di abbattimento non stop, tutto l’anno, anche di notte e con l’utilizzo di luci, oltre che nelle aree protette altrimenti interdette alla caccia, valido fino al 2021 per la sola provincia di Brescia. La richiesta di sospensiva, che rappresenta l’ennesima vittoria della Lega per l’abolizione della caccia, affiancata in questo caso dalla Lega antivivisezione, è stata presentata proprio a nome di Lac e Lav dall’avvocato milanese Claudio Linzola, e la risposta del Tar, positiva, ha appunto puntato l’indice soprattutto sul fatto che finora non si è fatto quasi nulla - dalle recinzioni elettrificate alle altre opzioni, come la sterilizzazione - per contrastare in modo incruento la diffusione di una specie che secondo le associazioni promotrici del ricorso è presente e abbondante solo grazie alle continue immissioni illegali effettuate da quegli stessi cacciatori chiamati paradossalmente a risolvere il problema.

LO RIBADISCONO Lac e Lav, parlando di un provvedimento che «anche a fronte di una lettura profana smonta scientificamente e smaschera la pretestuosità del decreto regionale. Ancora una volta La Regione sparatutto è costretta a rimettere la doppietta nell’armadio, fermata dalla logica e dal rigore scientifico che trovano evidentemente un posto di rilievo nelle aule giudiziarie ma non nella mente di politici abituati solo al populismo. Questo era semplicemente un piano di eradicazione del cinghiale, e insieme una porta di servizio per consentire la presenza dei cacciatori sul territorio tutto l’anno». Poi le associazioni concludono ricordando che «nel frattempo l’assessore Fabio Rolfi ha partorito un altro mostro faunistico-giuridico, autorizzando gli agricoltori con licenza di caccia a farsi giustizia sparando ai cinghiali sorpresi nei campi. Ci auguriamo che dopo la bocciatura del decreto precedente, in Regione vivano un momento di lucidità mentale fermando questa novità».

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