Colpo di coda dell’inverno
Vigneti e colture a rischio

I vigneti Lazzari sul Monte Netto
I vigneti Lazzari sul Monte Netto
I vigneti Lazzari sul Monte Netto
I vigneti Lazzari sul Monte Netto

Il colpo di coda dell’inverno ha gelato i campi bresciani: la primavera ha subito una brusca battuta d’arresto con un drastico calo delle temperature che ha picchiato duro soprattutto notte tra il 18 e 19, con replica (seppur meno pesante) tra il 19 ed il 20.

LA GELATA inattesa si è abbattuta sulle principali colture, provocando apprensione in particolar modo fra i viticoltori franciacortini. «Dai primi sopralluoghi – afferma una nota del Consorzio di Erbusco – emergono danni a macchia di leopardo, in modo particolare nei vigneti posti a fondovalle e nelle aree pianeggianti. Ma è ancora presto per una stima effettiva: gli effetti di questi eventi si accertano solo con il passare dei giorni. Tuttavia, trattandosi di un fenomeno precoce, si può già ipotizzare un possibile recupero anche delle vigne più colpite».

In Lugana, invece, come afferma il direttore del Consorzio Carlo Veronese, «il danno c’è anche se appare a prima vista abbastanza contenuto grazie all’influenza positiva del Garda, che ha protetto tutta la fascia esposta a lago, e al fatto di essere una zona di pianura invece che di collina. Non va inoltre dimenticato che il Turbiana è un vitigno tardivo e anche questo aiuta: ma è presto per un bilancio».

Anche secondo Alessandro Luzzago, presidente del Consorzio Valtènesi, per avere un quadro preciso servirà almeno una settimana. «Dare ora una valutazione sarebbe sbagliato dal punto di vista agronomico perché le vigne possono reagire in modo molto diverso. Di certo il volano termico del lago ci ha parzialmente difeso: si osservano situazioni molto differenziate a seconda dell’ubicazione, dell’altitudine, dell’esposizione, con appezzamenti dove anche una distanza di mezzo metro ha fatto la differenza. Stiamo sentendo comunque tutte le aziende per avere un quadro della situazione più preciso». Freddo e gelate anche sul Monte Netto.

OLTRE AI VIGNETI, hanno sofferto anche le colture orticole («abbiamo danni su oltre il 40% della superficie in piano campo coltivata a spinaci, radicchio, zucchine, indivia», afferma Felice Poli, agricoltore di quarta gamma di San Zeno), cerealicole e frutticole. Immediata è scattata la solidarietà delle organizzazioni di categoria. Francesco Martinoni, leader di Confagricoltura Brescia, ha lanciato un appello alle istituzioni («vi chiedo di starci vicini in caso di calamità naturale»), e anche Copragri ha invitato Regione Lombardia «a essere pronta ad attuare tutte le misure necessarie per il rilevamento tempestivo dei danni». Di «situazione preoccupante» parla anche Ettore Prandini di Coldiretti Brescia, pur confermando la necessità di «aspettare per avere previsioni realistiche. Fondamentale però, alla luce di questi fenomeni, diventa programmare un piano assicurativo contro le calamità atmosferiche».C.AND.

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