I RETROSCENA

«Costi alle stelle, progetto ormai insostenibile»

L'allarme lanciato da Rfi ai primi del mese di marzo faceva presagire il «taglio» dello shunt per Montichiari
Cantieri della Tav a Travagliato: un'opera costosa e tormentata
Cantieri della Tav a Travagliato: un'opera costosa e tormentata
Cantieri della Tav a Travagliato: un'opera costosa e tormentata
Cantieri della Tav a Travagliato: un'opera costosa e tormentata

Punto di svolta nella pluriventennale storia della Tav Brescia-Verona, che il Governo prevedeva di cantierizzare entro giugno, pena la perdita di un miliardo e 950 milioni stanziati in Legge di stabilità e anticipati dalla Bei, la Banca europea degli investimenti.
È del 1993 il progetto di massima, del 2003 il progetto preliminare e la relativa valutazione di impatto ambientale, dell'ottobre 2014 il progetto definitivo. E adesso cestinare tutto, dopo vent'anni. Possibile?
LE PREMESSE per un drastico ripensamento si erano viste nelle scorse settimane, dopo la pioggia di prescrizioni e osservazioni che imporrebbero comunque una capillare revisione del progetto e un'impennata dei costi: 50 prescrizioni dal ministero dell'Ambiente, 22 dalla Regione Lombardia (tra cui alcune molto onerose, come il quadruplicamento dei binari in uscità da Brescia città), centinaia di osservazioni da parte dei Comuni che chiedono mitigazioni, modifiche, spostamenti di aree di cantiere, compensazioni. Tanto che la conferenza di servizi, insediata a novembre, non è più stata convocata.
Il risultato è che il costo della Tav Brescia-Verona è diventato un'incognita.
Era previsto fino all'anno scorso in 2,4 miliardi di euro; poi la conferma dello «shunt» per Montichiari, 32 chilometri più la stazione, ha aggiunto un altro miliardo e 800 milioni, portando il totale a 4 miliardi e 200 milioni. A questi vanno aggiunti gli extra-costi, non ancora quantificati, imposti delle decine di prescrizioni: quelle di Regione e Ministero sono tra l'altro vincolanti per avere il «timbro» sulla valutazione di impatto.
CHE QUALCOSA stesse per cambiare lo aveva «ufficializzato» Rfi ai primi di marzo, informando la commissione Trasporti che in base a richiamate «esigenze di contenimento dei costi di investimento», sarebbe stato impossibile realizzare il doppio passaggio della Tav per Brescia e per Montichiari. Delle due l'una: o si fa la «variante» per Montichiari, o si passa per Brescia città. Troppo costoso fare entrambe le cose, come era invece previsto. E sarebbe stato lo «shunt» a finire sacrificato, come lasciavano intendere i bene informati, fra i quali l'assessore alla mobilità del Comune di Brescia, Federico Manzoni.
Ma ecco il punto di svolta: se non c'è più la variante a sud di Brescia, non ha più senso nemmeno il resto del tracciato, che da Montichiari doveva risalire a Calcinato per andarsi a infilare nelle colline moreniche, a sud di Desenzano. Ed ecco che entra in gioco il raddoppio della linea storica, fra l'altro proposto da Legambiente.
Attenzione però: il Governo sta «valutando». Non è detto che abbia lo stomaco di far saltare il banco e ripensare tutto. Ma qualcosa è cambiato.

Suggerimenti