Dal padre al figlio giardiniere:
«riaperta» la storica limonaia

di Luciano Scarpetta
Giuseppe Gandossi al lavoro nell’antica limonaia «La Malora»
Giuseppe Gandossi al lavoro nell’antica limonaia «La Malora»
Giuseppe Gandossi al lavoro nell’antica limonaia «La Malora»
Giuseppe Gandossi al lavoro nell’antica limonaia «La Malora»

Non solo storie di muri ma anche di persone. Come quella della riapertura a Gargnano della limonaia «La Malora». Una riapertura dal duplice significato, perché giunta la primavera la limonaia viene liberata dalle pesanti assi di abete, castagno e larice con cui, proprio come da tradizione, i limoni venivano riparati dai freddi invernali.

Riapre anche perché Fabio, figlio di Giuseppe, giardiniere, avvia ufficialmente l’azienda agricola prendendo il testimone da suo padre, uno degli ultimi coltivatori di agrumi presenti sul lago di Garda.

LA MALORA racconta una storia antica, anzi antichissima, con il suo nome che fa pensare alla fatica più ingrata e alla fragile precarietà del destino. Si tratta di una struttura risalente al XVI secolo rimasta intatta e sopravvissuta al trascorrere del tempo, dove oggi come sei secoli fa si producono e si trasformano limoni. La struttura infatti non è solo un luogo della memoria, ma è una realtà viva con i suoi 20mila limoni annui prodotti con i metodi di coltivazione originali. «Grazie ai comportamenti di mio padre - spiega Fabio - ho appreso nel tempo i rudimenti di questo mestiere che intendo continuare, magari acquisendo nuovi terrazzamenti che mi consentano di coltivare altri agrumi, e capperi, trasformandoli in prodotti come limoncello, liquori, marmellate e caramelle». Per la straordinaria bellezza della limonaia, mantenuta in perfetto stato di conservazione dal proprietario, da anni è anche visitabile a gruppi, scuole, turisti, aziende, cittadini. L’avvio dell’attività produttiva, tenuta a battesimo dallo storico Domenico Fava, con i contributi del giornalista Bruno Festa e Alberta Cazzani, la «regista» di Giardini d’Agrumi, testimonia come un nuovo modello di sviluppo del territorio basato sul «saper fare» che la tradizione ha tramandato sia possibile e percorribile.

NON A CASO erano presenti i mastri cartai di «Toscolano 1381», che come Gandossi, nella vicina Valle delle Cartiere, vivono di un mestiere antico. «Il vero messaggio di Giardini d’Agrumi - ha sottolineato Alberta Cazzani - è proprio questo: incentivare a piantare nuovi agrumi. Le limonaie non sono solo storia e ricordi, e proprio per la loro unicità e irriproducibilità devono tornare a caratterizzare il paesaggio del nostro futuro: un territorio che per 700 anni è stato il luogo dell’agrumicoltura». Per questo motivo si lavora a livello istituzionale per inserire le limonaie all’interno della lista dei «paesaggi tradizionali» del Ministero, passo necessario per ottenere i finanziamenti.

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