Desenzano e Polpenazze altre due perle da tutelare

di A.G.
L’aratro di Lavagnone
L’aratro di Lavagnone
L’aratro di Lavagnone
L’aratro di Lavagnone

È il Comune di Desenzano con il suo Museo Rambotti (lo scorso anno era il Museo di Gavardo) il capofila del progetto collettivo di valorizzazione delle aree archeologiche del Basso Garda, finanziato dalla Regione: gli altri enti coinvolti sono il Comune e il Museo di Manerba, la Fondazione Piero Simoni di Gavardo e l’Università di Milano. I siti interessati sono il Lavagnone di Desenzano, da cui venne recuperato il celebre aratro, e il Lucone di Polpenazze: nel primo caso si prevede il posizionamento di un info-point corredato da apparati didattici multilingua (se ne occuperà il Comune), cui seguirà la prosecuzione delle ricerche (a cura dell’Università di Milano) con particolare attenzione allo studio dei materiali e delle analisi cronologiche e naturalistiche. ANCHE A POLPENAZZE (seguito dal Museo di Gavardo) continueranno gli scavi: riflettori puntati sui materiali recuperati e sulle strutture esistenti, con una campagna di documentazione anche fotografica, oltre alle analisi cronologiche. Nella fase conclusiva visite guidate e laboratori. Tutti i siti fanno parte dei 111 villaggi palafitticoli dell’arco alpino che dal 2011 sono patrimonio Unesco: il Garda e le colline moreniche compongono l’area italiana in cui i siti palafitticoli sono più fitti. Sarebbero più di 40: ci sono tracce anche a Moniga e Padenghe, al Corno di Sotto e al San Francesco di Desenzano, al porto Galeazzi, a Lugana e a Maraschina a Sirmione, sulla sponda veronese, poi a Solferino, a Cavriana, a Castellaro Lagusello.

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