Espropri in ritardo Le imprese sono furiose

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L'alta capacità ferroviaria Brescia-Verona è già in ritardo di sette mesi sulla tabella di marcia perché Rfi non ha approvato nel settembre scorso, come previsto, il piano degli espropri, firma che avrebbe consentito alle imprese di accedere alle aree per avviare le lavorazioni preliminari: allestimento cantieri, bonifica da ordigni bellici, indagini archeologiche, monitoraggi ambientali, etc. Tutto questo non è dunque avvenuto, e se anche il progetto esecutivo fosse pronto a fine maggio, in base al cronoprogramma contrattuale, i lavori non potranno partire subito, come era previsto. Questo il racconto fatto a «Edilizia e Territorio» del Sole 24 Ore di Corrado Bianchi, amministratore delegato di Pizzarotti Spa, socio al 27,27% di Cepav Due (gli altri sono Saipem 59,09% e Gruppo Icm Maltauro 13,64%, mentre il 12% di Condotte è al momento «congelato» e spartito pro quota negli altri tre consorziati). Rfi e Cepav Due non smentiscono la ricostruzione, anche se Rfi fa sapere che «la progettazione esecutiva dell'opera procede come da cronoprogramma». Lo stesso ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha d'altra parte detto nei giorni scorsi e ribadito ancora ieri che l’alta velocità tra Brescia e Verona si farà, ma con un progetto più efficiente e sostenibile. «CEPAV DUE - spiega Bianchi - ha predisposto tutta la documentazione per il piano di occupazioni di urgenza ed espropri, e il tutto è stato consegnato al committente l'8 agosto. Rfi doveva emettere i decreti per gli espropri, normalmente i tempi per questi decreti sono contenuti in 30 giorni, non ci sono mai slittamenti, al limite se ci sono dubbi o problemi si risolvono velocemente. Invece, ad oggi, a quasi otto mesi dalla consegna della documentazione, Rfi non ha ancora firmato i decreti. Rfi non ci ha notificato nulla - prosegue Bianchi - né ha spiegato il perché della mancata emissione. Abbiamo inviato una lettera formale, appena palesato il problema e successivi solleciti, ma non ci hanno risposto. Informalmente però sappiamo che questo stop è dovuto all'analisi costi-benefici in corso al ministero delle Infrastrutture». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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