Frane e massi, l’alto Garda è ancora ferito

di Luciano Scarpetta
L’elicottero volteggia sulle insidiose pendici del monte Comer
L’elicottero volteggia sulle insidiose pendici del monte Comer
L’elicottero volteggia sulle insidiose pendici del monte Comer
L’elicottero volteggia sulle insidiose pendici del monte Comer

Sta lasciando scorie pesanti sul territorio dell’alto Garda l’ondata di maltempo di fine ottobre: in alcune zone dell’entroterra l’emergenza non è ancora rientrata. A TREMOSINE non è stata ancora riaperta al transito veicolare la Provinciale 38, meglio conosciuta come la strada della Forra, realizzata nel 1913 per collegare la riviera del lago all’altopiano. Purtroppo i disgaggi in parete per rimuovere gli ammassi pericolanti nel tratto centrale tra i due semafori, dove erano avvenuti smottamenti e cadute di alberi, non sono ancora terminati e richiederanno tempo. «Voci ottimistiche davano come probabile l’apertura della Forra per oggi stesso - spiega il sindaco di Tremosine Battista Girardi - ma i tecnici della Provincia hanno comunicato che servirà ancora di qualche giorno per terminare le pulizie in parete. Speriamo entro fine settimana, ma è sempre un azzardo fare previsioni». Nell’attesa, come già da ultime settimane, lavoratori pendolari e studenti continueranno a utilizzare percorsi alternativi verso il lago: per chi deve andare verso sud a transitare per la «Tignalga» e, nel senso opposto passando, invece da Vesio per poi scendere verso Limone. ANCHE A GARGNANO il conto è salato: ci vorranno 140 mila euro per mitigare il pericolo di nuove cadute massi dalle pendici del monte Comer, nella zona delle Ravere. Qui il 7 novembre, sotto le forti piogge, si è verificato il crollo dal versante occidentale del monte di un ammasso roccioso sui 7-8 metri cubi. La zona è quella dell’eremo di San Valentino, a una quota di 750 metri. Dopo aver danneggiato durante la caduta solo elementi di arredo esterno di poche proprietà private (muri di sostegno, alberi e recinzioni), il macigno si è arrestato all’interno dell’alveo del rio Guandalini, 500 metri a valle. Dopo i sopralluoghi è emersa la necessità di realizzare una barriera paramassi lungo la pendice occidentale, sotto San Valentino, per mitigare il pericolo di nuovi crolli. Eventualità niente affatto remota, considerato il ripetersi da sempre di episodi simili lungo il versante del monte Comer. Tempi? Entro la prossima primavera. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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