I bresciani alzano il muro: «Non aprite quelle chiuse»

di L.SCA.
Il punto di «output» della galleria Adige-Garda, a Torbole Nago
Il punto di «output» della galleria Adige-Garda, a Torbole Nago
Il punto di «output» della galleria Adige-Garda, a Torbole Nago
Il punto di «output» della galleria Adige-Garda, a Torbole Nago

L’ipotesi di un’apertura straordinaria della galleria Adige-Garda per «lavare» l’alto lago è vista come fumo negli occhi dai sindaci della sponde bresciana e veronese dell’alto lago. E anche dalla Comunità del Garda. Perché versare nel lago l’acqua dell’Adige sarebbe come una trasfusione da un gruppo sanguigno incompatibile. «DA SEMPRE siamo contrari all’immissione nel lago di acque provenienti dall’Adige tramite la galleria Mori-Torbole, perché la loro qualità non è mai stata eccelsa - afferma il segretario generale Pierlucio Ceresa -. Spero valutino bene le conseguenze: la galleria ha la funzione di ridurre i livelli idrometrici del fiume Adige a monte del Veronese, uno scolmatore artificiale costruito nel 1960 nell’ambito della grande sistemazione idraulica Adige Garda Mincio. E il suo utilizzo - sottolinea - non è certo quello per i dilavamenti da episodi di inquinamento: attenzione perché a volte, come in questo caso, la toppa rischia di provocare più danni del buco». Un’acqua, quella dell’Adige, che ha temperature diverse, consistenza diversa, inquinanti diversi da quella del lago. Mischiandole, l’impatto sull’ecosistema non può essere certamente «soft». Il tunnel ha una portata massima di 500 metri cubi al secondo contro i 200 della diga di Salionze nel basso lago e proprio per motivi di salvaguardia ambientale la sua apertura non è sistematica. «Negli anni passati - sottolinea Ceresa - abbiamo assistito anche a piene dell’Adige superiori ai 2000 metri cubi al secondo senza aprire la galleria. Non vedo l’opportunità, di aprirla adesso». Si toglie invece un sassolino Giovanni Peretti, presidente dell’Ats, l’associazione di oltre 30 enti locali impegnati nella progettazione del nuovo sistema di collettori: «Purtroppo - commenta Peretti - il Trentino non ha mai voluto partecipare con bresciani e veronesi al confronto sul nuovo collettore. Scelta poco lungimirante, perchè è un sistema da ripensare nel suo complesso e tutti insieme». IL WWF DI BRESCIA, senza entrare per ora nel merito del «derby» sui depuratori, ma allarmato per il danno ecologico e per le prospettive future, tuona: «Inammissibile che ancora oggi non si adottino adeguati sistemi di protezione per questi impianti. C’è una gestione miope di questa risorsa ed è ora che i cittadini del Garda alzino la voce per pretendere un lago pulito, in salute e tutelato». •

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