I profughi arrivano con sette anni di ritardo

di Luciano Scarpetta
Gargnano è finalmente pronto ad offrire  ospitalità ai profughi
Gargnano è finalmente pronto ad offrire ospitalità ai profughi
Gargnano è finalmente pronto ad offrire  ospitalità ai profughi
Gargnano è finalmente pronto ad offrire ospitalità ai profughi

Luciano Scarpetta Nell’ottobre del 2011 tredici migranti di nazionalità ghanese, maliana e camerunese accompagnati dalla Protezione civile di Brescia, non scesero nemmeno dal pullman rifiutando la nuova sistemazione a Navazzo di Gargnano dopo quattro mesi di isolamento forzato nelle stanze dell’Hotel Le Baite di Montecampione. «PENSAVAMO di stare sul lago e non, ancora, in una zona montana», spiegarono ai volontari. Quel giorno solo in due scelsero di rimanere al «Running Club»: in cinque si fecero riaccompagnare a Montecampione, mentre sei tagliarono ogni rapporto con la prefettura dileguandosi nel nulla. A fine estate saranno trascorsi esattamente sette anni quando altri migranti arriveranno a Gargnano. Quattro o forse cinque «richiedenti» asilo, in età compresa tra i 20 e i 30 anni di lingua francofona, numero da decidere in base alla dimensione dell’appartamento in via di reperimento nel centro storico del paese. Una collocazione che, secondo le intenzioni del Progetto di Accoglienza realizzato dal gruppo composto da una ventina di volontari della parrocchia di Gargnano in collaborazione con Caritas diocesana di Brescia e cooperativa Kemay, potrà facilitare contatti, comunicazioni e rapporti. Visti i tempi, più che un progetto d’accoglienza si tratta di un’avventura, lanciata lo scorso autunno da alcuni gargnanesi in collaborazione con la parrocchia di Gargnano, per iniziare a informarsi rispetto al tema dell’immigrazione e a confrontarsi con altre realtà vicine al territorio. SENTITA LA CARITAS diocesana e il Consiglio Pastorale, il gruppo ha deciso di intraprendere un percorso che permettesse alla comunità alto gardesana di approfondire l’argomento attraverso iniziative che potessero fornire delle chiavi di lettura del processo migratorio e fare delle scelte responsabili e consapevoli. Nello specifico del progetto gargnanese ad esempio, la responsabilità legale, amministrativa e finanziaria, fa capo alla Caritas in particolare rispetto all’appartamento, utenze e manutenzioni, mentre le spese di gestione fanno capo alla coop Kemay che garantirà la presenza di un operatore specializzato per una quindicina d’ore settimanali direttamente con i ragazzi. Parallelamente al processo di alfabetizzazione minima indispensabile per l’integrazione (svolto anche in collaborazione con docenti in servizio attivo), a turno i volontari gargnanesi si alterneranno per l’organizzazione della vita quotidiana sia all’interno che all’esterno dell’abitazione, in un programma settimanale concordato con i ragazzi. A questo proposito sono stati avviati contatti con realtà gargnanesi (associative e private) per consentire ai richiedenti asilo un’ulteriore forma di integrazione attraverso collaborazioni di carattere lavorativo. A sette anni di distanza insomma, Gargnano riannoda i fili di un progetto di accoglienza. •

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