Il deposito Tav «inciampa» in un sequestro

di W.G.
Il progetto dell’alta velocità sempre in primo pianoI carabinieri forestali impegnati nei controlli nell’area sequestrata
Il progetto dell’alta velocità sempre in primo pianoI carabinieri forestali impegnati nei controlli nell’area sequestrata
Il progetto dell’alta velocità sempre in primo pianoI carabinieri forestali impegnati nei controlli nell’area sequestrata
Il progetto dell’alta velocità sempre in primo pianoI carabinieri forestali impegnati nei controlli nell’area sequestrata

Inciampa ancora prima di partire la Tav nella tratta gardesana. A compiere il passo falso è stato il titolare di un’area tra Desenzano e Lonato, a nord del Lavagnone, destinata ad accogliere, in virtù di una trattativa privata, uno dei cantieri del progetto ferroviario avversato da sempre da comitati e associazioni. Un laghetto di cava da tempo non più operativo a destinazione commerciale che una volta recuperato a piano campagna sarebbe stato ceduto a Cepav 2, il consorzio di imprese per la costruzione dell’alta velocità che intenderebbe destinarlo a stoccaggio del materiale per lo scavo della galleria di Lonato. I militari della stazione Carabinieri Forestale di Salò la settimana scorsa hanno dato esecuzione ad un decreto di perquisizione e sequestro emesso dal sostituto procuratore Ambrogio Cassiani. Gli uomini dei Carabinieri Forestale, comandati da Giuseppe Tedeschi, avevano ipotizzato uno smaltimento illecito di rifiuti messo in pratica dalla società indagata dietro un intervento di risanamento ambientale, regolarmente autorizzato, per la realizzazione di un piazzale sulla parte di un laghetto di cava da tempo non più operativo. Il riempimento dello specchio d’acqua, secondo le autorizzazioni concesse, doveva essere realizzato con terre e rocce da scavo regolarmente certificate. I Carabinieri Forestali, affiancati dai tecnici di Arpa Lombardia di Brescia, invece hanno disposto dei sondaggi che hanno confermato le ipotesi investigative, portando alla luce rifiuti provenienti da demolizioni edili (blocchi di cemento, asfalto, ferro, ecc.) frammisti alle terre e rocce da scavo. Materiale giudicato peraltro pericoloso per il collegamento con la falda acquifera sottostante. E proprio per questo motivo era stato autorizzato il ritombamento con materiale specifico, innocuo per l’ambiente. Accertata la violazione, è stata posta sotto sequestro tutta l’area coinvolta, circa 10mila metri quadrati e deferito all’autorità giudiziaria il legale rappresentante dell’azienda proprietaria del terreno per «realizzazione e gestione di discarica abusiva». AL MOMENTO sono in corso analisi per verificare l’eventuale pericolosità dei rifiuti rinvenuti. La vicenda non potrà non avere riflessi sull’operatività di Cepav perché se al termine dell’azione giudiziaria venisse riconosciuto l’esercizio di una discarica abusiva per il terreno scatterebbe il provvedimento di confisca e l’incameramento del bene da parte dello Stato; Tav a quel punto dovrà individuare un’altra area per la sua attività. Impresa per nulla facile e soprattutto con una serie di incognite legate ai tempi. Già adesso infatti l’intervento della magistratura mette i bastoni tra le ruote a Cepav perché non si risolverà tutto in modo veloce. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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