«Il supertreno è obsoleto e fuori norma»

di Alessandro Gatta
Il passaggio dell’alta velocità sul lago di Garda continua ad assere al centro di una forte opposizione
Il passaggio dell’alta velocità sul lago di Garda continua ad assere al centro di una forte opposizione
Il passaggio dell’alta velocità sul lago di Garda continua ad assere al centro di una forte opposizione
Il passaggio dell’alta velocità sul lago di Garda continua ad assere al centro di una forte opposizione

Promossa, ma con riserva, e che riserva: anzi, in gergo scolastico sarebbe meglio dire rimandata a settembre. Brusca battuta d’arresto per la Tav (anche) gardesana: il progetto definitivo della tratta Brescia-Verona, al vaglio del Consiglio nazionale dei lavori pubblici sul finire dello scorso anno, secondo il parere dell’organo nazionale, è (quasi) tutto da rifare.

SCRITTO NERO su bianco sul verbale pubblicato solo poche settimane fa: nelle 73 pagine, molto tra le righe, si legge che il parere del Consiglio (obbligatorio, ma non vincolante) in qualche modo è favorevole. Ma allo stesso tempo il giudizio tecnico è durissimo: «Il progetto definitivo deve essere rivisto, modificato e adeguato al livello progettuale previsto dalla normativa vigente». E ancora: «Se a seguito dell’approfondimento trasportistico (chiesto da Regione Lombardia e a breve completato da Rfi, ndr) si dovesse configurare una diversa soluzione, il progetto dovrà essere riproposto al Consiglio per esame e parere».

Un progetto che sarebbe colmo di difetti, dovuti in particolare alla sua anzianità: quello «originale» risale al 1991, quello preliminare è vecchio di 13 anni, gli elaborati del progetto definitivo (presentato sul finire del 2014) risalgono a un decennio fa. A poco sarebbe servita l’attualizzazione del progetto definitivo della Brescia-Verona a cura di Cepav2: «Non si rinvengono, allo stato degli atti - scrive ancora il Consiglio - elementi che consentano di ritenere concluso l’iter autorizzativo in relazione alla previsione dei tempi di definizione e realizzazione dell’opera».

In parole povere: altro che cantieri al via nel 2017, ci sarà da aspettare ancora a lungo. Anzi: secondo il Consiglio ci sarebbero «caratteri di illogicità e non opportunità» nei riferimenti a «un impianto di normativa tecnica superato da oltre un decennio», tanto da suggerire «la necessità di una riapertura delle procedure di compatibilità ambientale». Nel dettaglio: il progetto sarebbe da rivedere e adeguare «nel rispetto delle nuove norme tecniche per le costruzioni». Un quadro normativo che «potrebbe determinare per i soli viadotti ferroviari un incremento dei costi nell’ordine del 50-60%». Non poco, considerando che già oggi la Brescia-Verona potrebbe costare fino a 4 miliardi di euro.

Il progetto presenterebbe criticità sismiche: «Negli elaborati non viene fatto alcun riferimento alla recente zonizzazione sismica del territorio, e il quadro normativo non più attuale comporterebbe non trascurabili effetti sulle condizioni di sicurezza». E non è finita. All’elenco dei «problemi» si aggiungono le prescrizioni firmate Regione Lombardia, in cui si chiede la valutazione di eventuali soluzioni alternative (tra cui il potenziamento della linea storica), la redazione di un piano trasportistico e l’applicazione delle normative tecniche «attualmente in vigore». Altro colpo durissimo: «Le prescrizioni sono tali - scrive ancora il Consiglio - da poter mettere in discussione alcuni elementi di base del progetto stesso». E per quanto riguarda lo studio sui trasporti, «l’esito di tali verifiche è discriminante per le successive fasi di progetto».

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