In bici «senza sella», duro colpo per i ciclisti

di Alessandro Gatta
La mitica Coppa Cobram: proprio a Desenzano è giro di vite sulle bici
La mitica Coppa Cobram: proprio a Desenzano è giro di vite sulle bici
La mitica Coppa Cobram: proprio a Desenzano è giro di vite sulle bici
La mitica Coppa Cobram: proprio a Desenzano è giro di vite sulle bici

La città della Colnago e della Coppa Cobram, due cicloraduni tra i più famosi d’Italia, dice no alle biciclette in centro storico: a Desenzano da pochi giorni è vietato pedalare da piazza Duomo al porto vecchio, da piazza Malvezzi a via Papa fino alla rotatoria di piazza Matteotti. Qui sarà obbligatorio scendere di sella e portare a mano la bici, pena sanzioni fino a 99 euro (come da codice della strada): l’ordinanza vale per tutti e per tutto l’anno. Un divieto, dunque, ancora più stringente di quelli in vigore a Sirmione e Salò: quelli valgono solo per i mesi estivi, e non riguardano i residenti, a Desenzano invece il divieto è permanente e per tutti. Il motivo è nelle carte del Comune: ridurre «pericolo e disagio», perché «numerosi cittadini hanno segnalato il crescente disagio che la circolazione di velocipedi provoca ai pedoni in centro». REAZIONI? Ciclisti e appassionati storcono il naso: troppa severità. «Da una parte ha ragione chi si lamenta - ammette Mauro Bresciani, il Biciclettaio Matto, ideatore della Coppa Cobram - perché c’è sempre qualcuno che non ha rispetto e sfreccia senza ritegno in mezzo alla gente. Ma è un peccato che per colpa di qualcuno ci debba rimettere tutta la categoria. E poi, a dirla tutta, io in centro storico e anche in piazza vedo più macchine che biciclette». TROPPA SEVERITÀ, dicono: «Capisco la sicurezza, ma il divieto tutto l’anno mi pare eccessivo - dice Francesco Cavaleri, del negozio Cava Bike, che ha preso in eredità la storica bottega Girelli -. Spero possa essere rivisto, ammettendo eccezioni: tantissimi i desenzanesi si spostano in bicicletta. Se poi dovessero vietare il transito anche sul lungolago, sarebbe la fine». E ancora: «Come ci sono i ciclisti educati, ci sono anche i maleducati - commenta Fabrizio Sella, presidente dell’Unione ciclistica Desenzano - ma mi chiedo quante volte ci siano stati davvero questi disagi seri o incidenti. Forse si poteva regolamentare in altro modo, con una deroga almeno per i residenti. Nella vita quotidiana in tanti scelgono la bici per andare in negozio, in posta o anche al lavoro. È un controsenso: inutile fare le ciclabili, se poi si fanno i divieti». •

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