Intanto è terminato il periodo di divieto

Revocato da ieri mattina il divieto di pesca dei coregoni: lunedì c’è stata l'ultima uscita in deroga dei pescatori professionisti del Garda, l'atto conclusivo della settimana di proroga (con quattro giornate di pesca, ma con il recupero delle uova) voluta dalla Regione a causa del ritardo della «frega», il periodo della riproduzione durante il quale i coregoni si avvicinano alla riva. UN RITARDO che anche quest'anno sarebbe dovuto alle temperature troppo miti, soprattutto dell'acqua: solo tra l'8 e il 9 gennaio, come riferito dai pescatori da San Felice a Desenzano, le acque del lago sono scese sotto i 10 gradi. Allarme rientrato, alla fine. Ma a margine della frega posticipata, e di tutte le doverose riflessioni sui cambiamenti climatici, anche la situazione burocratica dell'incubatoio di Desenzano ha preoccupato non poco i pescatori professionisti gardesani e gli enti coinvolti «Il centro ittiogenico di Desenzano è gestito quest'anno in regime di proroga – spiega l’assessore regionale Favio Rolfi, sollecitato in merito - in attesa che venga conclusa la procedura di gara per il servizio di produzione per il prossimo biennio, gestita dalla Fipsas di Brescia in collaborazione con l'associazione Tirlindana Basso Garda. Il servizio di Fipsas sarebbe scaduto intorno alla metà di gennaio, e questo non avrebbe consentito di avviare la produzione di coregone». «Come già sul lago d'Iseo – ricorda l'assessore – il coregone ha tardato il periodo di frega, e le prime giornate di raccolta delle uova dai riproduttori selvatici non sono state produttive. La frega ha raggiunto il culmine solo la scorsa settimana, permettendo il raggiungimento della saturazione dell'incubatoio di Desenzano. E considerata la quantità di uova raccolte, se non subentrassero problemi, la prospettiva produttiva si aggirerà su oltre 45 milioni di larve da seminare nel Garda».