L’incidente riaccende il «derby» dei depuratori

L’episodio avvenuto ad Arco ripropone il «derby» d’attualità: maxi-depuratori come quello di Peschiera sul fiume Mincio, o mini-depuratori che utilizzano il lago come corpo recettore finale, come quello sul Sarca. IL MINISTRO per le Infrastrutture Danilo Toninelli, giorni fa in un’intervista a Bresciaoggi, auspicava sul depuratore del Garda «un progetto che preveda una rete di piccole strutture meno impattanti e costose». Si riferiva a una rete di mini-depuratori da realizzare direttamente sul lago, che è la proposta «alternativa» dei 5 Stelle a quella «ufficiale» di due maxi-depuratori collegati ai fiumi Chiese e Mincio. Due idee che hanno ciascuna pro e contro. L’opzione Toninelli prevede meno costi, meno cantieri per la posa delle tubature, un’alternativa alla logica delle «grandi opere». L’altra opzione invece parte da una valutazione dei rischi specifici dei micro depuratori, scartati già 40 anni fa quando fu progettato il collettore esistente: l’argomento decisivo è che il corpo recettore di acque e fanghi depurati (o non depurati, in caso di incidenti) non deve essere il lago, che ha tempi di ricambio d’acqua di circa 27 anni. Anche il professor Piergino Megale, il supertecnico incaricato dal ministero dell’Ambiente di visionare il progetto preliminare del nuovo collettore due anni fa, aveva scartato i mini-impianti. Un confronto che, dopo una snervante attesa, va verso una svolta: il 28 settembre alla Comunità del Garda ci sarà la presentazione da parte di Giorgio Bertanza, professore del dell’Università di Brescia, dell’analisi sul sito ottimale per costruire il nuovo depuratore della sponda bresciana. Mistero fitto per ora. Ma par di capire che il sito non sia affacciato sul lago.