La fognatura non è più ostaggio della chiatta

Sulla conduttura il segno dell’impatto con la chiattaLa condotta fognaria libera dalla pressione della chiatta
Sulla conduttura il segno dell’impatto con la chiattaLa condotta fognaria libera dalla pressione della chiatta
Sulla conduttura il segno dell’impatto con la chiattaLa condotta fognaria libera dalla pressione della chiatta
Sulla conduttura il segno dell’impatto con la chiattaLa condotta fognaria libera dalla pressione della chiatta

Luciano Scarpetta È rientrato ieri mattina l'allarme che da due settimane teneva con il fiato sospeso il Garda. La tubatura fognaria sommersa di Gardone Rivera non è più tenuta in pressione dal peso della chiatta affondata davanti al porto del Casinò. Per liberarla è bastato recidere la catenaria di una boa che era stata trascinata sul fondo dal relitto. L'intervento è stato eseguito dai sommozzatori di Malcesine. Ora la condotta giace sul fondo in attesa di verificare se abbia riportato lesioni: sulla conduttura sono infatti evidenti i segni della collisione con il relitto. A fare il punto della situazione è stato vertice coordinato ieri mattina dal viceprefetto Salvatore Pasquariello. «La fase acuta dell’emergenza alla condotta sublacuale è terminata e il disastro ambientale può considerarsi scongiurato», assicura Pasquariello al termine della seduta dell’unità di crisi ospitata dal Consorzio turistico Lago di Garda Lombardia. «Sullo sfondo restano delle criticità che andranno affrontate in modo rapido e incisivo - rimarca il viceprefetto -. Spetterà ai tecnici di Garda Uno verificare le esatte condizioni della tubatura trascinata sul fondale dal natante colato a picco». Ma dopo il doppio tentativo fallito di far riemergere il relitto come si è arrivati all’epilogo? «Nelle ultime ore - spiegano Luca Turrini e Mauro Fusato dei Volontari del Garda - gli Operatori tecnici subacquei della Athos Group di Malcesine hanno tagliato sul fondale le catenarie delle boe posizionate nello specchio d’acqua antistante il porto del Casinò, che erano state trascinate sul fondale impigliate alla condotta fognaria durante l’affondamento della barca. Senza la spinta delle catenarie la condotta si è liberata dal giogo della chiatta adagiandosi sul fondale a un metro e mezzo dalla barca». NEI PROSSIMI GIORNI si entrerà nella seconda fase delle operazioni con ispezioni più approfondite da parte del personale di Garda Uno alla condotta, ma secondo le testimonianze raccolte ieri mattina al termine del summit gardonese, il collettore fognario non è a rischio rottura, salvo qualche segno nel punto dell’impatto con la chiata. «CI ABBIAMO creduto fino alla fine - commenta soddisfatto dopo giorni carichi di tensione l’ingegnere Sergio Ferrante della Sf Consulting di Malta, consulente dell’impresa esecutrice dei lavori a villa Itolanda e ditta armatrice della chiatta affondata –: con l’aiuto dei sub di Malcesine e il Nucleo sommozzatori dei Volontari del Garda, dopo il briefing mattutino di venerdì, in venti minuti di operazioni subacquee abbiamo tagliato le cime che trattenevano in tensione la condotta. Il primo taglio della cima di una boa da 80 chilogrammi, ci ha fatto capire che quella era la strada giusta e abbiamo completato l’opera tagliando tutte le altre. Non nego che durante gli incontri in Prefettura avevamo avuto punti di vista discordanti con il consulente di Garda Uno, ma dopo aver visionato con i Volontari del Garda i filmati subacquei del Rov calato dalla loro imbarcazione Volga 2026, abbiamo preso in considerazione l’ipotesi che togliendo i vincoli delle catenarie delle boe, la condotta avrebbe potuto liberarsi dalla chiatta affondata». Rietrata l’emergenza, si attendono ora le conclusioni dell’indagine avviate dalla procura. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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