La tratta è finanziata Ma non basta

I soldi ci sono, e da un pezzo: 700 milioni di euro erano stati stanziati dal decreto «Sblocca Italia» del governo Letta e un altro miliardo e mezzo proviene dalla legge di stabilità per il 2015 approvata dal governo Renzi, più spiccioli vari per arrivare ai 2 miliardi e 499 milioni necessari per la Tav Brescia-Verona. Eppure non finisce più la lunga storia di rinvii di questa tratta, prosecuzione della Treviglio-Brescia, realizzata fra il 2012 e il 2016. A FISSARE come «linea del Piave» per l’avvio dei cantieri il gennaio del 2018 era stato, nel 2015, il ministro Graziano Delrio davanti ai sindaci bresciani. In precedenza, fino alla conferenza di servizi del 2014 sul progetto esecutivo, la data dei primi cantieri era stata fissata sì a gennaio, ma del 2015: lo aveva dichiarato l’allora numero uno delle Fs Michele Mario Elia, rendendo nota anche la prevista durata dei lavori in 87 mesi. Ad allungare i tempi furono in quel caso le migliaia di osservazioni ricevute da Comuni e Regioni. Roba da nulla, comunque, per un progetto concepito nel 1993 col primo studio di fattibilità, con una valutazione di impatto ambientale datata 2003, quindici anni fa. V.R.

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