Lago e valli minacciano la secessione idrica

di Luciano Scarpetta

L’alto Garda si è confermata una roccaforte della battaglia contro la privatizzazione dell’acqua. L’affluenza al referendum è stata nel comprensorio quasi il doppio della media provinciale. Lo specchio delle perplessità espresse dai Comuni sull’ingresso nel gestore unico. Così si spiegano - solo per citare gli esempi - i picchi di partecipazione a Tremosine, 34,02% e Limone 48,41%. I sindaci soci di Garda Uno hanno da sempre manifestato perplessità sull’ingresso dell’utility di Padenghe nel gestore unico. GLI AMMINISTRATORI contestano l’obbligo di doversi fare carico - finanziariamente parlando - dei ritardi accumulati da altre zone bresciane nell’adeguamento di acquedotti e depuratori. Acque Bresciane ha messo a punto un piano di investimenti per evitare le infrazioni comunitarie su depurazione e acquedotti, che riguardano solo in minima parte l’area gardesana: solo Tremosine e Lonato hanno necessità di allinearsi all’Ue. «Il problema non è stato risolto – analizza il presidente della Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano Davide Pace, ente che comprende territorialmente i comuni di Salò, Gardone Riviera, Toscolano, Gargnano, Tignale, Tremosine, Limone, Valvestino e Magasa –. L’ingresso in Acque Bresciane è stata vissuta come una decisione imposta dall’alto per consentire l’operazione della nuova mega opera di depurazione del lago. A distanza di un anno il servizio non è che sia migliorato e i dubbi degli amministratori, vengono fisiologicamente percepiti anche dai cittadini». Alla luce dei primi rincari in bolletta, i sindaci hanno chiesto di documentare le tariffe imposte agli utenti dall’ex gestore Garda Uno, i ricavi introitati e gli investimenti effettuati sul territorio negli ultimi dieci anni. «Ormai è palese - incalza il sindaco di Limone Franceschino Risatti che si è rivolto alla Corte Europea per non consegnare le chiavi dell’acquedotto ad Acque Bresciane -. Il modello proposto da Acque Bresciane è penalizzante per i nostri cittadini e per un territorio ricco di risorse idriche e dove il servizio è stato gestito con efficienza. Perché dovremo rinunciare a tutto questo? Siamo soddisfatti per il referendum: l’adesione al voto in comuni piccoli e decentrati, non solo gardesani, conferma che le esigenze sono diverse è articolate che il gestore unico non può soddisfare. Nello specifico dell’ambito alto gardesano sarebbe auspicabile una gestione magari unitaria in seno alla Comunità montana». •

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