Marea marrone dall’Adige: sotto esame l’acqua del lago

di L.SCA.

Il lago è sotto esame, nel vero senso della parola, dopo i 14 milioni di metri cubi riversati a Torbole dallo scolmatore Adige-Garda. In attesa delle più lunghe e complesse indagini approfondite sull’ecosistema, che saranno affidate dalla Comunità del Garda al professor Nico Salmaso del Centro ricerca e innovazione della Fondazione Edmund Mach per valutare le ripercussioni limnologiche degli sversamenti dal tunnel Adige Garda e dal Sarca, ieri mattina in alto lago sono iniziati i monitoraggi di Arpav, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Veneto. Il timore è che, oltre all’enorme quantità di acqua «sporca», fango e detriti, possano essere entrati nel lago elementi nocivi come, si teme e si ipotizza, cromo e metalli pesanti. I sopralluoghi coordinati dall’«Ufficio acque superficiali e sotterranee della provincia di Verona», sono culminati con il prelievo di campioni di acqua in vari punti della costa gardesana. Un preludio al vero check up del lago che verrà eseguito martedì prossimo quando i tecnici di Arpav effettueranno un «campionamento dell’intera colonna d’acqua» al centro del lago. Colonna d’acqua significa che si effettueranno rilievi su varie profondità che consentiranno di stabilire con esattezza cosa è entrato nel lago con gli sversamenti, e che «percorso» stiano seguendo le eventuali sostanze all’interno del lago. «Adesso parliamo di campionamenti micro biologici - spiega Franzini - mentre il 13 faremo l’analisi completa, anche con prelievi di fitoplancton: per sapere cosa è stato trasportato servono le analisi, solo allora potremo avere un quadro chiaro». In merito poi allo strano colore delle acque del lago in questi ultimi giorni, il responsabile Arpav precisa che si tratta di «un effetto ottico combinato, dovuto alla presenza dei sedimenti di fango in sospensione e dal moto ondoso. Fenomeno che si sta inesorabilmente espandendo verso le località del centro lago, con moltissimi detriti di piante e arbusti. •

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