Portata in calo e troppi ostacoli:
il progetto trote è a forte rischio

di Luciano Scarpetta
Le acque del torrente Toscolano: la sua salute è sempre più a rischio
Le acque del torrente Toscolano: la sua salute è sempre più a rischio
Le acque del torrente Toscolano: la sua salute è sempre più a rischio
Le acque del torrente Toscolano: la sua salute è sempre più a rischio

Se il re, il carpione, è a rischio di estinzione, la regina non se la passa meglio. «Un disastro», commenta amaramente Diego Almici dell’associazione pescatori «La Fario» di Toscolano Maderno, che da quattro anni, con l’ufficio Pesca della Provincia e lo studio di biologia Csba di Erba, sta conducendo una campagna di tutela e recupero del torrente Toscolano come sito riproduttivo della trota lacustre. È qui infatti, come alla foce del Sarca a Torbole, che la risalita riproduttiva dei pesci viene ostacolata dalle attività dell’uomo. In territorio trentino con la costruzione dell’impianto idroelettrico di Torbole, che di fatto ha tagliato inesorabilmente il collegamento tra lago e fiume, e a Toscolano, dopo la costruzione della diga a monte, con il calo drastico di acqua presente nel torrente.

«DA QUANDO la nostra associazione è parte attiva in questo studio, abbiamo avvistato e monitorato numerose trote di grossa taglia, alcune addirittura da 10 chili, che si aggiravano presso la foce del torrente Toscolano e non riuscivano a risalire a causa della siccità».

Essendo la lacustre un pesce dalle dimensioni ragguardevoli, necessita di uno strato d’acqua adeguato per poter iniziare la risalita.

«In questo caso - afferma Almici - lo sbarramento della diga di Valvestino gestita da Enel ha contribuito alla profonda alterazione del regime idrobiologico del torrente, che rischia di vanificare non solo gli sforzi compiuti fino ad ora, ma anche quelli che inizieranno tra poche settimane».

Grazie al finanziamento arrivato da Cariplo, il Comune ha infatti ottenuto 250mila per la riqualificazione delle sponde e la deframmentazione dell’alveo, che prevede l’eliminazione di alcuni manufatti in cemento. «Il 16 dicembre tramite l’amministrazione comunale avevamo chiesto a Enel un rilascio di acqua dalla diga per circa 10-12 giorni, solo il tempo necessario per permettere alle trote di risalire il fiume e deporre le uova: tutto inutile».

Risultato? «Finito il periodo riproduttivo, che va da metà dicembre a fine febbraio, abbiamo contato solo quattro trote lacustri che sono riuscite a risalire il torrente per deporre le uova. Gli anni precedenti, favorite dalle forti piogge che avevano aumentato temporaneamente la portata delle acque, erano stati 50-60 gli esemplari avvistati. Se si pensa che ogni femmina depone 1.500 uova per chilo di peso, tutti dovremmo riflettere sui danni arrecati all’ecosistema e alle biodiversità del lago».

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