San Pietro in Mavino ritrova lo splendore dei colori antichi

di Maria Lisa Piaterra
Gli affreschi di San Pietro in Mavino verranno tutti restauratiL’esterno della chiesa: la sua orgine è stata datata al quinto secolo
Gli affreschi di San Pietro in Mavino verranno tutti restauratiL’esterno della chiesa: la sua orgine è stata datata al quinto secolo
Gli affreschi di San Pietro in Mavino verranno tutti restauratiL’esterno della chiesa: la sua orgine è stata datata al quinto secolo
Gli affreschi di San Pietro in Mavino verranno tutti restauratiL’esterno della chiesa: la sua orgine è stata datata al quinto secolo

Gli affreschi di San Pietro in Mavino torneranno al loro originario splendore. È atteso per l’inizio di marzo l’avvio di un importante fase di restauro che riguarderà le opere ubicate nelle tre absidi. Nei mesi scorsi sono stati eseguiti i saggi conoscitivi sulle superfici murarie e ora tutto è pronto per dare il via ai lavori commissionati dalla parrocchia di Santa Maria della Neve sotto la guida di Monsignor Mario Masina. L’INTERVENTO, articolato in più fasi,verrà realizzato dalle restauratrici d’arte Elena Dal Moro e Monica Casagrande con la supervisione della Soprintendenza di Brescia. Dapprima le superfici verranno ripulite, seguirà il consolidamento degli intonaci e l’integrazione cromatica delle superfici trattate. Il tutto comporterà alcuni mesi di lavoro; si prevede che la conclusione dell’intera opera possa avvenire entro la fine di settembre, prima che le temperature tornino ad abbassarsi troppo. Il costo totale stimato per l’intervento è di circa 120 mila euro che saranno sostenuti in parte grazie agli stanziamenti della Fondazione comunità bresciana e di Terme di Sirmione, oltre che del Comune. La restante metà sarà finanziata grazie alla generosità dei fedeli che in questi anni non hanno mai fatto mancare il proprio contributo. A QUESTA prima fase di restauro ne seguirà una successiva in cui si interverrà sui numerosi altri affreschi, appartenenti a quattro epoche distinte, presenti all’interno dell’edificio riaperto al pubblico nel 2014 dopo un lungo periodo di ristrutturazione. Proprio quei restauri avevano permesso di retrodatare la costruzione della chiesa di circa 300 anni, collocandola tra la fine del quinto e l’inizio del sesto secolo: è più antica di quanto si credesse prima. Il restauro precedente degli affreschi risale alla metà del secolo scorso, quando la Soprintendenza intervenne per valorizzare le opere presenti all’interno dell’antica chiesetta situata tra gli ulivi nella parte nord-ovest della penisola a 300 metri dalle Grotte di Catullo. Durante la fase dei restauri la piccola struttura sarà comunque aperta al pubblico, ma non verranno celebrati matrimoni. •

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