Travolto e ucciso da una slavina in Norvegia

di Luciano Scarpetta
Luca Beretta, 47 anni, la vittima bresciana della slavina in Norvegia: era di Limone ma viveva ad Arco
Luca Beretta, 47 anni, la vittima bresciana della slavina in Norvegia: era di Limone ma viveva ad Arco
Luca Beretta, 47 anni, la vittima bresciana della slavina in Norvegia: era di Limone ma viveva ad Arco
Luca Beretta, 47 anni, la vittima bresciana della slavina in Norvegia: era di Limone ma viveva ad Arco

Era sepolto sotto quattro metri di neve quando le squadre di soccorso della Croce rossa norvegese lo hanno ritrovato, ancora vivo per una bolla d’aria che si era creata attorno al suo corpo assiderato, ma ormai in irreversibile stato di ipotermia: erano trascorse due ore dalla fatale slavina e non c’erano più molte speranze per salvare Luca Beretta, commerciante originario di Limone, padre di famiglia, ragazzo sportivo e solare, che non è sopravvissuto allo spaventoso incidente avvenuto durante un’escursione con tre amici.

È successo lontano, lontanissimo dai monti dell’alto Garda: la tragica notizia arriva dalla Norvegia, dai monti Lyngen («le alpi scandinave») non distante dalla città di Tromso, nel cui ospedale Beretta era arrivato moribondo in elicottero per un estremo ma vano tentativo di rianimazione.

NATO A LIMONE 47 anni fa, Luca viveva da molti anni ad Arco di Trento e aveva aperto un negozio di abbigliamento sportivo, lo «Skipper», in piazza Goethe a Torbole. Dopo il diploma di ragioniere all’Itc «Floriani» di Riva del Garda, aveva spostato il baricentro della sua vita verso la sponda trentina del lago: trentina anche sua moglie, Mariella Rosà, di Nago, che gli aveva dato due figli ora già grandi, un ragazzo di 19 anni e una ragazza di 16.

Aveva però mantenuto profonde radici anche a Limone, la piccola capitale dell’alto Garda bresciano, dove vivono gli anziani genitori e i due fratelli, anche loro commercianti, titolari di due negozi di abbigliamento in paese.

Per la Norvegia Luca era partito martedì insieme a tre amici, appassionati come lui di scialpinismo. Nessuna improvvisazione, nessuno sbaraglio: tutti esperti di montagna, conoscitori della neve e delle sue insidie. Ma di fronte a una slavina, l’esperienza può non bastare.

La tragedia si è consumata giovedì pomeriggio vicino al piccolo centro abitato di Lyngseidet, nel nord del Paese scandinavo. In compagnia di Luca c’erano gli amici Paolo Righi di Arco, Fabrizio Spinazzè di Riva e Alessandro Marcolla, un maestro di sci di Dimaro, in Val di Sole.

A metà pomeriggio, verso le 16, la comitiva era impegnata in una salita scialpinistica quando due slavine si sono staccate da due lati, travolgendo Beretta e Marcolla. Mentre quest’ultimo è stato estratto quasi subito dalla neve, illeso, Luca sembrava invece scomparso, inghiottito dalla massa nevosa.

L’ALLARME è scattato e i soccorsi sono arrivati con efficienza nordica, ma la località era impervia e, nonostante l’impiego di un elicottero della Croce rossa norvegese, Luca Beretta è stato ritrovato troppo tardi: centrato in pieno dalla slavina, era stato trascinato a notevole distanza dal punto di impatto e ricoperto da quattro metri di neve. Una sacca d’aria lo ha mantenuto in vita per circa due ore, ma la temperatura corporea era fatalmente precipitata. In volo con l’eliambulanza, lo scialpinista di Limone è stato ricoverato all’ospedale di Tromso, mentre gli amici superstiti avvisavano la famiglia.

Il giorno dopo, con una grande angoscia e una piccola speranza nel cuore, per la Norvegia sono partiti la moglie Mariella, il figlio 19enne Davide e la madre di Luca, partita da Limone. Scalo a Vienna, altro decollo e l’arrivo, solo per ricevere la più terribile delle conferme.

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