Trento si piega e «grazia» il carpione

di Luciano Scarpetta
La pesca del grosso carpione che ha dato la stura alle polemiche
La pesca del grosso carpione che ha dato la stura alle polemiche
La pesca del grosso carpione che ha dato la stura alle polemiche
La pesca del grosso carpione che ha dato la stura alle polemiche

Si smuovono le acque sulla salvaguardia del carpione, specie ittica endemica del lago di Garda a rischio di estinzione. Dopo la notizia della cattura il 19 giugno in Trentino con il metodo della tirlindana di un carpione record da 4,730 chilogrammi e 69 centimetri di lunghezza era intervenuto Fabio Rolfi, assessore lombardo all’Agricoltura e Alimentazione, inviando una missiva alla Provincia Autonoma di Trento, oltre che, per conoscenza, alla Regione Veneto. IL MOTIVO? Uniformare le norme sulla tutela di questa specie ittica presente solo ed esclusivamente nel lago di Garda. Da anni infatti sulla sponda bresciana e veneta c’è la moratoria che vieta la pesca fino al 2020, norma invece non ancora applicata nell’estremità nord del lago, la zona trentina appunto, dove il carpione è stato catturato. Nei giorni scorsi sull’onda della polemica innescata dall’episodio, l’assessore provinciale trentino all’Agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca intervenendo in Consiglio ha affidato la risposta agli uffici competenti. «A breve - ha chiarito in questo senso Fabrizio Baldessari, funzionario del Servizio foreste e fauna - ci sarà un rimodulamento della legge sulla pesca e di riflesso un aggiornamento delle questioni che riguardano il lago di Garda. Credo che ci adegueremo alle normative delle altre regioni, anche se il carpione è un pesce tipico del bresciano e veronese dove in queste acque esistono aree di riproduzione». C’è da aggiungere che dopo la mobilitazione dal Pirellone, anche tra la gente comune della sponda bresciana del lago si era levata la protesta, sfociata nei giorni scorsi nell’invio di una sarcastica t-shirt al presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi e all’assessore, Michele Dallapiccola. Sopra, stampato, uno struzzo a forma di lago di Garda con l’estremità della «testa» trentina sott’acqua: «Non fare lo struzzo - è l’invito - se si estingue la responsabilità non sarà della politica o della burocrazia ma anche tua che stai a guardare senza fare nulla!». Chissà, forse questa volta le rimostranze non saranno destinate a fare il buco nell’acqua. Sui titoli di coda c’è anche da registrare l’esito delle analisi condotte dal professor Fernando Lunelli responsabile dell’Unità acquacoltura e idrobiologia della Fondazione Edmund Mach, organizzazione trentina dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige che persegue tra gli altri, anche obiettivi d’istruzione e ricerca scientifica per lo sviluppo di strategie di gestione e valorizzazione della biodiversità. Il carpione pescato aveva immediatamente scomodato per le sue dimensioni gli accademici della fauna ittica. «Le uova - spiega Lunelli - erano vecchie, in decomposizione e gli organi riproduttivi del carpione ormai deteriorati. Vi erano molte cisti nei sacchi ovarici ed è per quello che l’esemplare femmina era panciuta: era in età senile - conclude - e non si riproduceva ormai da parecchi anni». •

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