Turismo sul Garda, il rebus degli «abusivi»

di Luciano Scarpetta
Turismo: un «giallo» i numeri dell’affitto per vacanze in case private
Turismo: un «giallo» i numeri dell’affitto per vacanze in case private
Turismo: un «giallo» i numeri dell’affitto per vacanze in case private
Turismo: un «giallo» i numeri dell’affitto per vacanze in case private

Nel clima di generale euforia registrato l’altro ieri alla presentazione del report sul turismo nel Bresciano, che nel 2016 ha per la prima volta superato i 10 milioni di pernottamenti registrati nelle strutture alberghiere e non, rimane sul tavolo il tema, in larga parte inesplorato, del turismo «sommerso».

QUEI 7 MILIONI e 378.903 presenze complessive registrate nel 2016 sull’intera Riviera del Garda bresciano sono un traguardo decisamente gratificante, ma non la fotografia reale.

Perché quello delle Cav (case appartamenti per vacanze) sta assumendo negli ultimi anni proporzioni davvero rilevanti. Senza contare che, a opinione degli addetti ai lavori, solo una frazione delle attività di «affittacamere» è uscita dal sommerso.

I dati sono ovviamente «fantasma», perché tantissimi sono quelli che non comunicano arrivi e partenze agli uffici, nonostante la legge imponga dal 1 ottobre 2015 anche agli affittacamere, ostelli, appartamenti per vacanze e bed & breakfast, gli stessi adempimenti di ogni altra struttura ricettiva, fra cui la Scia, oltre alla comunicazione di tutti gli ospiti che vengono accolti.

I dati ufficiali, per le Cav, parlano di un aumento in provincia del 38,83% negli arrivi e del 33,48% nelle presenze, con 1197 strutture censite in tutto il Bresciano, dal Garda alla Valcamonica.

Un numero, 1197 in tutta la provincia, che sembra davvero irrisorio: due anni fa, prima che entrasse in vigore la legge 27, il Consorzio albergatori di Desenzano stimava in 1200 i «posti letto abusivi» nel solo basso Garda. E non è dato sapere quanti, di quei 1200, si siano poi regolarizzati sopo la nuova legge.

Una spina nel fianco per gli albergatori: «Il 50 per cento delle strutture tipo Airbnb non emerge dalle rilevazioni ufficiali», ha commentato l’altroieri Alessandro Fantini, vicepresidente vicario di Federalberghi Brescia.

In molti casi si affitta l’intera proprietà, e non una sola stanza, con 6 inserzionisti su 10 (su Airbnb) che gestiscono più alloggi. In questo far west dell’accoglienza, che sia sommersa o legalmente dichiarata (Toscolano Maderno nel 2016 ha registrato un boom del 164% alla voce affitti turistici) c’è chi prova a contrastare il fenomeno.

«A GARGNANO - spiega l’assessore al territorio Fiorenzo Razzi - abbiamo scovato lo scorso anno ben 400 posti letto. Dopo l’invio di una comunicazione ai proprietari, qualcuno è venuto spontaneamente in Comune a dichiarare l’attività, altri li stiamo scovando un po’ alla volta. Uno anche ieri mattina».

«Noi a Tignale - commenta l’assessore al turismo Luigi Bertoldi - dopo l’autocertificazione di potenziali appartamenti di seconda casa e una ventina di controlli mirati, monitoriamo periodicamente anche sul web il fenomeno. Sulle nostre 320mila presenze del 2016, il 30% abbondante del gettito della tassa di soggiorno proviene dalle case vacanze».

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