Vino e territorio, il modello Garda fa scuola

di Alessandro Gatta
Il lago e il suo territorio:  un modello che è già materia di studio
Il lago e il suo territorio: un modello che è già materia di studio
Il lago e il suo territorio:  un modello che è già materia di studio
Il lago e il suo territorio: un modello che è già materia di studio

Perfect place, perfect drink: l’inno alla gioia del buon vino, prodotto in un buon territorio, diventa materia di studio per dottorandi e universitari di tutto il mondo. Succede a Rivoltella, ma si estende a tutto il Basso Garda: intanto la Sala della musa di Villa Brunati ospiterà fino alla fine del mese due corsi del dottorato di ricerca in Industrial Marketing organizzato dalla Luleå University of Technology, in Svezia, e a cui partecipano 16 dottorandi provenienti anche da Bangladesh, Canada, Iran e Stati Uniti, con docenti dell’università di Malta e della canadese Simon Fraser University. Negli stessi giorni studenti e insegnanti visiteranno cantine e luoghi simbolo, assaggeranno vino e prodotti tipici. Marketing del vino e del territorio: sarà il «caso-Garda» a finire sotto la lente degli studiosi, prototipo di turismo enogastronomico dalla vocazione internazionale inedita. Il «Garda unico» con 25 milioni di presenze è la terza località turistica d’Italia dopo la Riviera romagnola e il lido delle Venezie, e già più importante di Liguria, Sardegna e Sicilia: nel Garda bresciano, su un totale di 7,7 milioni di presenze, sono addirittura 6,3 milioni quelle straniere. L’iniziativa di questi giorni è promossa dal Comune e dal Consorzio albergatori di Desenzano, coordinata dal Consorzio Garda Lombardia nel solco di un percorso che ormai da anni coinvolge le università italiane (Brescia, Milano, Trento e Verona) e studenti e docenti internazionali. IL MONDO IN UN LAGO, e non può che essere così: ogni anno sul Garda arrivano turisti da più di 80 Paesi, non solo da Germania e Olanda (che insieme valgono oltre il 50% delle presenze) ma pure da Russia, Israele, Stati Uniti, Canada, Australia, Brasile, Cina e Giappone. Motivo per cui anche il vino parla tante lingue: il Lugana (il cui export estero vale oltre due terzi della produzione) è ormai ospite fisso negli Stati Uniti, dopo aver conquistato da anni il mercato tedesco, e lo scorso autunno per la prima volta è volato in Giappone. E la sfida è lanciata: «I giapponesi hanno tutte le caratteristiche per essere consumatori ideali - aveva detto il presidente del Consorzio Lugana Luca Formentini - Sono curiosi e attenti ai dettagli, consapevoli e maturi per scoprire un vino che tra l’altro si abbina perfettamente a molti piatti della loro tradizione gastronomica». Sushi e Lugana, abbinamento perfetto? Ma pure il Chiaretto e i rossi della Valtenesi volano oltreoceano: nel segno del rosé, che sta facendo innamorare gli americani, ma a caccia di wine lover (e consumatori) anche canadesi, certo con la volontà di consolidare il mai sazio (per fortuna) mercato teutonico. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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