Banda di Mazzano:
quando suonare
esalta la creatività

di Cinzia Reboni
La Banda musicale «Pietro Lonati» di Mazzano non segue rigorosi canoni artistici, ma preferisce affidarsi alla sperimentazione  creativa
La Banda musicale «Pietro Lonati» di Mazzano non segue rigorosi canoni artistici, ma preferisce affidarsi alla sperimentazione creativa
La Banda musicale «Pietro Lonati» di Mazzano non segue rigorosi canoni artistici, ma preferisce affidarsi alla sperimentazione  creativa
La Banda musicale «Pietro Lonati» di Mazzano non segue rigorosi canoni artistici, ma preferisce affidarsi alla sperimentazione creativa

Spaziare dai brani originali per Banda alla musica classica, dall’opera lirica al rock, dai cori ai cabarettisti. È la magia della musica. Che abbatte le barriere ed è in grado di divertire, emozionare, fare gruppo. É un po’ il «ritratto» della Banda musicale «Pietro Lonati» di Mazzano, che ha tagliato lo scorso anno il traguardo dei 90 anni forte di un organico di una quarantina di strumentisti e di due direttori: Maura Castelnovo, sul podio dal dicembre 2016, e Francesco Andreoli, che dopo aver diretto il gruppo per 9 anni è rimasto in veste di direttore artistico. Due «condottieri» che si divideranno il podio anche in occasione dei prossimi concerti: Andreoli dirigerà sabato 16 a Molinetto «Aspettando il Natale», Maura Castelnovo guiderà invece la Banda il 23 dicembre al Palasport, nel concerto dedicato a Gershwin. «Ho iniziato a dirigere quarant’anni fa, prima i cori e poi le Bande, anche contemporaneamente. Ora seguo la Banda Faber... Credo di essermi spremuto abbastanza», sostiene Andreoli, che però non ha voluto lasciare Mazzano. «La collaborazione con Maura funziona, siamo intercambiabili. Lei è il “bastone della mia vecchiaia”: sono certo che in futuro sarà una delle migliori in assoluto».

LO SCORSO ANNO, in occasione del festeggiamenti per il novantesimo, è stato messo a punto il progetto «La musica che sorride»: tre concerti con la partecipazione di artisti del calibro di Giorgio Zanetti, Charlie Cinelli e Leonardo Manera. «Mi piace sperimentare, contaminare, fare cose che sulla carta sembrano impossibili...», ammette Andreoli. Anche per questo sono diventate famose le sue «andreolate», neologismo coniato dal flautista Dario Gallina che ha così etichettato i suoi «lampi di genio». «In questo ultimo decennio chi ci ha seguito ha potuto apprezzare le diverse sfaccettature della nostra formazione - sottolinea Anna Morandi, presidente da una decina d’anni e “colonna” della Banda, dove suona il corno da più di vent’anni -: dalle operette alla lirica, senza disdegnare puntate nel mondo del rock. Per il concerto della Festa della Mamma abbiamo coinvolto i bambini della parrocchia di Ciliverghe e i ragazzi dell’Orchestra giovanile di Spazi Musicali, e ogni anno, in estate, facciamo tre concerti nelle frazioni del paese». Non mancano scambi di esperienze con le Bande vicine: «Gemellaggi informali - aggiunge Anna Morandi -, che servono a confrontarsi e a crescere».

IL FUTURO della Banda di Mazzano si chiama Maura Castelnovo. A lei - già vice direttore dal 2015 - è stata affidata la bacchetta un anno fa. «E pensare che ho iniziato a dirigere per caso - spiega -: a 16 anni insegnavo flauto traverso nella Banda di Calvisano e ancora oggi insegno in molte scuole bandistiche, oltre a dirigere il Corpo musicale di Castenedolo. A Ghedi ho intrapreso i primi passi nel campo della musica d’insieme». Poi è iniziata la sua collaborazione a Mazzano come flautista. «Quando Andreoli era troppo impegnato, prendevo io il suo posto durante le prove. Diciamo che il passaggio non è stato così traumatico». Nel frattempo Maura Castelnovo ha continuato la sua specializzazione. «Sono grata a chi mi ha incoraggiato ad intraprendere la strada della direzione - spiega -, a partire da Arturo Andreoli e Denis Salvini, per continuare con José Rafael Pascual Vilaplana, Roberto Rizzi Brignoli e José Alcacer Dura, con il quale sto seguendo un corso nella sua Academia Study di Estivella, in Spagna. Fare il direttore è un mestiere, non un passatempo. È fondamentale riuscire a cogliere le emozioni che il compositore voleva trasmettere, trasferirle ai musicisti e infine al pubblico. Se manca uno di questi elementi, la catena virtuosa si spezza».

Suggerimenti