Banda extra larga:
a Bovezzo la musica
non ha più confini

Il Complesso Filarmonico di Bovezzo è l’approdo di un articolato  e qualificato percorso di crescita artistica  che coinvolge moltissimi giovani
Il Complesso Filarmonico di Bovezzo è l’approdo di un articolato e qualificato percorso di crescita artistica che coinvolge moltissimi giovani
Il Complesso Filarmonico di Bovezzo è l’approdo di un articolato  e qualificato percorso di crescita artistica  che coinvolge moltissimi giovani
Il Complesso Filarmonico di Bovezzo è l’approdo di un articolato e qualificato percorso di crescita artistica che coinvolge moltissimi giovani

Cinzia Reboni

Il 2019 sarà l’anno del centenario per la Banda di Bovezzo che - nonostante la «trasformazione» nel 1979 in Complesso Filarmonico - non dimentica di certo le sue origini. «Qualche idea per festeggiare degnamente l’anniversario l’abbiamo già - ammette Pierangelo Simonelli, presidente del sodalizio dal giugno scorso, quando ha sostituito Renato Ballini -, ma fortunatamente c’è ancora un po’ di tempo per poterci lavorare».

Il presente parla intanto di una valida e ben strutturata Accademia musicale, che prende il nome da Giovanni Gabrieli - compositore e organista veneziano vissuto tra il 1557 ed il 1612 - e che al suo interno vanta, oltre al Complesso Filarmonico, anche un’orchestra di chitarre, violini e pianoforte e una scuola di musica di grande caratura, impreziosita da 115 iscritti. È proprio questo il valore aggiunto della formazione. Strutturata in tre «step», consente di affrontare i primi rudimenti della musica d’insieme, per passare poi ad un livello intermedio e quindi al terzo step, quello che sfocia direttamente nella Banda giovanile.

«LA SCUOLA funziona molto bene - sottolinea Simonelli, che al ruolo di presidente abbina anche quello di “veterano“ della Banda, dove suona il trombone dal 1997 -, anche se c’è un po’ di sofferenza nel reperire nuove leve per quanto riguarda gli strumenti a fiato. É scontato che al giorno d’oggi i ragazzi preferiscano suonare la chitarra, il violino o il pianoforte. Per quelli, fortunatamente, corre in parallelo l’Orchestra di strumenti a corda. Quest’anno poi abbiamo introdotto anche le lezioni di canto».

«Cerchiamo di captare il maggior numero di possibile di giovani talenti - sottolinea Giuseppe Tagliani, sul podio da un quarto di secolo -, anche attraverso una fase sperimentale di solfeggio meno “tradizionale”: anziché il metodo classico, abbiamo adottato la lettura con strumento. Questo fa sì che lo studio sia più accattivante».

Il terzo step della scuola corrisponde alle due realtà giovanili: quella della Banda, diretta da Damiano Pasolini, composta da una ventina di suonatori, e quella dell’orchestra, con dodici elementi.

In parallelo, si rafforza sempre di più la collaborazione con le scuole materne ed elementari. «Un progetto ambizioso - sottolinea Simonelli - che prende forma sul tema “Ritmo, suono e canto” e si sviluppa attraverso le varie classi, fino ad arrivare a un vero e proprio saggio finale. L’obiettivo principale rimane quello della crescita dei ragazzi, cercando di coinvolgerli il più possibile».

MA COME È AVVENUTA la trasformazione da Banda «vecchio stile» a Complesso Filarmonico? «Il primo passo verso la Banda moderna è stato fatto da Clemente Duni, fondatore dell’Accademia - spiega il direttore Tagliani -, con una radicale trasformazione del repertorio e del modo di suonare, riservando un’attenzione particolare alla precisione e all’intonazione. Nel corso degli anni abbiamo incontrato tanti grandi maestri e compositori, cercando di rinnovare sempre il nostro “archivio musicale”, che oggi conta dai 500 ai 600 brani».

Sulla ricerca del repertorio, Tagliani non ha dubbi: «Ho fatto sempre una scelta di qualità. Mi piace... sfidare la sorte, cercando di alzare sempre l’asticella. Sui brani di medio-alta difficoltà molti sono riusciti a stare al passo, altri ci sono arrivati più lentamente, ma gli obiettivi sono sempre stati raggiunti. Dobbiamo puntare sui giovani, che possono garantire un futuro alla formazione, ma allo stesso tempo conta molto anche lo “zoccolo duro”. I ragazzi di oggi, rispetto al passato, dimostrano uno scarso senso di responsabilità e poco interesse per la Banda. Forse dipende anche dagli studi, che richiedono sempre più impegno, e molto anche dalle alternative che al giorno d’oggi non mancano».

«LO STUDIO della musica all’inizio è quasi un gioco - spiega il presidente Simonelli -, e questo spiega perché, una volta entrati a far parte dell’organico principale, i ragazzi della Banda giovanile si trovino alla prese con un mondo totalmente nuovo e diverso». Anche per questo «il passaggio avviene a gruppi di 7-8 ragazzi, proprio per rendere più soft e meno “traumatico” il trasferimento in una formazione che richiede sicuramente più impegno e responsabilità».

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