Depurazione, nel mirino
dell’Ue c’è un paese su tre

di Cinzia Reboni
Troppe fogne scaricano nei fiumi
Troppe fogne scaricano nei fiumi
Troppe fogne scaricano nei fiumi
Troppe fogne scaricano nei fiumi

Il «faraonico» programma di investimenti varato dal Piano d’ambito per la gestione del servizio idrico integrato copre un arco temporale di trent’anni, ma il tempo stringe.

Sta per scadere l’ultimatum dell’Unione Europea nei confronti dei 63 Comuni bresciani messi sotto procedura di infrazione per non aver adeguato ai parametri continentali i sistemi di depurazione o, peggio ancora, perchè scaricano ancora le scorie biologiche dei cittadini e i detersivi nei corsi d’acqua. Il problema sanitario-ambientale riguarda un bacino di 280 mila abitanti. La corsa contro il tempo per evitare - presentando progetti di risanamento con copertura finanziaria - almeno quattro quinti del parco multe che potrebbe scattare nel prossimo triennio (250 milioni sui complessivi 368), ha ricevuto un colpo di acceleratore dall’approvazione della Provincia del budget di 1,43 miliardi di investimenti su depuratori (817 milioni) e acquedotti (610). Qualcosa in realtà si era già mosso, come dimostra la diversificazione dei Comuni sorvegliati speciali dall’Unione Europea. Sono 10 quelli che hanno usufruito di opere migliorative del ciclo idrico dal momento dell’apertura della procedura comunitaria. In sede di ripartizione di investimenti bisognerà tenere presente il termine perentorio dell’Ue rispetto alla progettazione e al finanziamento di opere di collettamento fissato per la fine del 2017. Ma già il Piano d’ambito sarà uno strumento incisivo per ottenere una moratoria alle sanzioni.

LA NOSTRA PROVINCIA deve del resto colmare dei gravi ritardi, come dimostra il fatto che un paese su tre è in procedura d’infrazione per non aver adeguato alle direttive Ue le fognature, per le quali ad oggi sono necessarie risorse pari a 860 milioni di euro. Il budget del Piano d’ambito sembra dunque sufficiente.

Emblematica la lunga lista di Comuni finiti nella black list europea. Nel mirino di Bruxelles ci sono un migliaio di Comuni italiani, ma in Lombardia è proprio Brescia a vantare il triste record di inadempienze e bocciature. Le criticità maggiori riguardano la Valtrompia, dove però il progetto di depurazione di Concesio è finalmente in rampa di lancio. In apnea la Valcamonica e il Garda dove - non senza qualche perplessità logistica legata alla scelta di localizzare il depuratore comprensoriale del Benaco a Visano -, sta faticosamente muovendo i primi passi il mega collettore destinato a servire i paesi rivieraschi bresciani e veronesi. Ma i commissari europei hanno puntato il dito anche su diversi agglomerati della Bassa, dove gli impianti di depurazione sono inesistenti, vecchi, inadeguati e malfunzionanti. Le motivazioni sono sempre le stesse: non è stato dimostrato che tutto il carico di reflui riceve un adeguato trattamento. Tra i 63 paesi bresciani della lista nera, 17 possono fare affidamento su progetti già definiti dai gestori. Dopo anni di stallo, insomma, la svolta sembra dietro l’angolo.

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