Differenziata,
i bresciani
«medaglia d’oro»

di Cinzia Reboni
La raccolta differenziata continua a registrare risultati di rilievo
La raccolta differenziata continua a registrare risultati di rilievo
La raccolta differenziata continua a registrare risultati di rilievo
La raccolta differenziata continua a registrare risultati di rilievo

Se Brescia fosse una «repubblica autonoma dell’immondizia» avrebbe già realizzato il sogno dell’economia circolare: differenziata sopra la media, un termovalorizzatore d’avanguardia, impianti di trattamento innovativi, industrie sempre più attente al riciclo di qualità e una decrescita costante degli scarti prodotti, garantirebbero in teoria alla provincia l’autosufficienza nella gestione rifiuti.

LA REALTÀ INVECE è che la «globalizzazione della pattumiera» ha trasformato il Bresciano nell’epicentro internazionale dello smaltimento. I 109 bacini dove già riposano 69 milioni di metri cubi di scorie sepolte, ogni anno accolgono il 21,3% dei rifiuti speciali conferiti nelle discariche italiane. Si tratta di 2,5 milioni di tonnellate di immondizia, al netto dei siti abusivi mai portati alla luce. Lo stesso copione - stando al report 2018 dell’Ispra - si ripete per i rifiuti urbani. L’anno scorso l’Italia ne ha prodotti 29,6 milioni di tonnellate, in calo rispetto al 2016: il 29% è stato avviato a riciclaggio, il 21% a compostaggio, il 22% a incenerimento e il 28% a discarica.

SUL FRONTE della differenziata, la regione più virtuosa è il Veneto con il 73,6%, seguito da Trentino Alto Adige con il 72% e Lombardia con il 69,9%. Brescia vanta performance ancora più brillanti: nel 2017 ha prodotto 639.127 tonnellate di rifiuti urbani, 28.150 in meno rispetto all’anno precedente. La differenziata ha raggiunto quota 74,1% (era al 69,5% nel 2016). Il termovalorizzatore della città ha incenerito 719.702 tonnellate di rifiuti urbani e 165.454 di materiali ferrosi, ceneri pesanti e scorie non pericolose. Due terzi dei 205 Comuni bresciani ha percentuali di differenziata superiore agli obiettivi di legge del 65%. Ben 68 paesi sono oltre l’80%. Acquafredda è al top (93,1%), poi Vallio Terme (89,32%) e sul podio anche Alfianello (89,25%). Ma ci sono 63 Comuni, in particolare nelle valli, lontani dagli obiettivi: Collio (12,93%), Provaglio Valsabbia (21,57%), Lavenone (27,87%), Paspardo (28,73%) e Corteno Golgi (28,88%).

I PAESI che producono meno rifiuti sono quelli piccoli e senza turismo: Longhena e Trenzano, entrambi con 250 kg pro-capite l’anno. Complici i flussi di vacanzieri, Limone produce invece la cifra record di 2.748 kg pro-capite e Ponte di Legno 1.617 kg. Stando al report dell’Ispra, lo smaltimento è polarizzato al Nord: la sola Lombardia riceve da fuori regione 300 mila tonnellate provenienti prevalentemente dal Lazio (quasi 101 mila tonnellate), dal Piemonte (79 mila), dalla Campania (52 mila) e dall’Abruzzo (oltre 33 mila). La maggioranza ha come capolinea gli impianti bresciani. La Lombardia del resto è la regione che importa più rifiuti dall’estero (oltre 88 mila tonnellate), il 41,4% del totale su scala nazionale. Ciò spiega perchè - nonostante in regione e in provincia, grazie alla rete di impianti alternativi e ai sistemi di riciclaggio, la percentuale di rifiuti urbani destinati a discarica sia stata ridotta al 5% - crescono nel Bresciano le domande per ampliare o aprire nuovi bacini di conferimento. Nel 2017 il costo medio nazionale annuo pro capite per lo smaltimento dei rifiuti urbani è stato pari a 171,19 euro. Quota che nel Bresciano scende a 156,65. A Castelcovati essere virtuosi paga: il paese vanta l’87,18% di differenziata e ogni abitante spende meno di 62 euro l’anno. Limone (813 euro) e Ponte di Legno (780 euro) sono i paesi dove si paga di più.

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