Discariche e siti inquinati, via all’indagine

di William Geroldi

Dalle cave alle discariche, il passo è breve. A compierlo è l’Università Statale di Brescia che dopo aver ottenuto dalla Provincia l’incarico di valutare il fabbisogno del prossimo piano cave, adesso, sempre con il Broletto, ha raggiunto un accordo per lo studio e la mappatura dei siti contaminati e l’analisi del rischio delle discariche sparse sul territorio provinciale. UN LAVORO LUNGO, complesso e importante, due anni di tempo per giungere alla stesura conclusiva di un rapporto che metterà a disposizione sia delle istituzioni che della società civile una imponente mole di informazioni, utili sia a conoscere eventuali livelli di criticità ambientali che a fornire conoscenze preziose per l’attività di programmazione. E trattandosi di discariche, tema che puntualmente scandisce le cronache, si tratta di una scelta significativa. Della ricerca si occuperanno gli esperti del Dicatam, doveroso acronimo per l’altrimenti lunghissimo Dipartimento di ingegneria civile ambiente territorio architettura e matematica e il gruppo di ricerca di ingegneria sanitaria e ambientale dell’Università cittadina guidata dal rettore Maurizio Tira. Da questo studio la Provincia ricaverà informazioni a supporto delle funzioni che le competono in materia di rilascio, rinnovo e riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale ed ordinaria per gli impianti di gestione dei rifiuti, per il rilascio delle autorizzazioni relative alle discariche di rifiuti speciali pericolosi e non. L’incarico approfondirà diversi aspetti, dalla quantità alla tipologia dei rifiuti smaltiti, i prezzi di conferimento agli impianti, la produzione del percolato con relativo trattamento e smaltimento, il biogas prodotto, i risultati dei controlli effettuati sui rifiuti conferiti, la mappatura dei siti inquinati e dei piezometri, con particolare attenzione ai delicati monitoraggi dell’acqua di falda; ultima, ma non per questo meno importante, la mappatura delle attività produttive correlate alle situazioni di inquinamento. Se la Provincia è la committente della ricerca per l’adempimento dei fini istituzionali in materia, i risultati dell’indagine saranno a disposizione di chiunque vorrà richiederli per motivi scientifici o di ricerca. Lo studio ha un costo economico, quantificato in 114mila euro; in maggior parte, 90mila, coperti dalla Provincia, il resto a carico dell’Università. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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