Dispersi in Russia, trovate centinaia di salme

di William Geroldi
Un’immagine della disastrosa ritirata dell’Armir tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943
Un’immagine della disastrosa ritirata dell’Armir tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943
Un’immagine della disastrosa ritirata dell’Armir tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943
Un’immagine della disastrosa ritirata dell’Armir tra il dicembre 1942 e il gennaio 1943

La terra russa restituisce i resti di centinaia di prigionieri della Seconda guerra mondiale, ai quali tuttavia è ancora difficile al momento attribuire un’identità. Di certo però, sulla base di alcuni oggetti venuti alla luce, numerosi corpi appartengono ai soldati dell’Armir. Con la speranza, non impossibile, di risalire a qualche nominativo bresciano.

La grande fossa comune individuata a Shikovo, nella regione russa di Kirov a circa 800 chilometri a nord-est di Mosca, lungo la ferrovia transiberiana, costituisce il più importante ritrovamento degli ultimi anni ed ha risvegliato le attenzioni delle associazioni dei reduci e delle famiglie che ancora avuto un disperso in Russia.

MA QUESTA VICENDA si segnala per un’altra singolare circostanza: la partecipazione agli scavi di volontari internazionali, giunti anche dall’Italia, gruppi e associazioni che hanno raggiunto un buon livello di preparazione e di conoscenza della materia, tanto da meritare la fiducia delle autorità russe. Riguardo all’Italia, a tenere i contatti istituzionali è Onorcaduti, organismo del ministero della Difesa, che dal 19 al 23 giugno, in accordo con l'Associazione «Memoriali Militari», l’alter ego russo, ha effettuato una ricognizione dell'area di rinvenimento di Shikhovo. Il 22 giugno, nella sede del governo regionale di Kirov, si è tenuto un incontro con il vice governatore della Regione e con i rappresentanti delle nazioni interessate (al momento Russia, Germania, Ungheria e Italia), allo scopo di condividere gli esiti delle attività svolte e concordare le linee di azione.

I lavori di ricerca svolti finora sono stati condotti dall’organizzazione pubblica volontaria giovanile ricognitori di Kirov «Dolg», su mandato delle autorità del Comune di Shikhovo. Oltre ai resti dei soldati sono state recuperate piastrine di riconoscimento ungheresi e una, tuttavia completamente rovinata ed i cui dati risultano illeggibili, che per materiale e tipologia potrebbe essere appartenuta ad un militare italiano. Non è ancora possibile definire o anche solo ipotizzare con ragionevole approssimazione il numero complessivo dei prigionieri di guerra sepolti a Shikhovo.

Sulla sorte delle esumazioni è probabile che saranno sepolte nel cimitero per prigionieri di guerra del vicino Comune di Karintorf, così come deciso dalle autorità regionali di Kirov. Un incaricato del Commissariato Generale di Onorcaduti è tornato nei giorni scorsi nella zona delle ricerche per seguire da vicino le esumazioni.

LA NOTIZIA della scoperta delle sepolture ha ridestato le speranze di tutte quelle persone (figli, nipoti e in qualche ormai rarissimo caso, mogli) che non si sono ancora rassegnate al termine «disperso» assegnato al proprio caro e insistono nella ricerca di elementi che possano aiutare a comprenderne la sorte. La contabilità di morti e dispersi bresciani non è univoca: si parla di oltre 3mila caduti e di alcune centinaia mai tornati dalla steppa. Ma sui numeri non vi è certezza, anche perchè nella disastrosa ritirata andarono persi i ruolini della truppa.

Al riguardo il Centro studi della Rsi di Salò dispone di un ricchissimo materiale costituito da lettere e fotografie dal fronte scritte tra il 1942 e il 1943, raccolto dal settimanale cattolico «La Voce del Popolo» tra il 1955 e il 1956 quando chiese alle famiglie dei soldati ancora dispersi in quegli anni di spedire alla redazione tutto il materiale di cui disponevano al fine di agevolarne la ricerca. Il materiale conservato dal Centro studi è costituito da 396 fascicoli personali di dispersi in Russia e di 123 fascicoli di Comuni con elenchi e dati dei propri concittadini dell’Armir.

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