E un’idea
che mette
all’angolo
le discariche

Una cava piena di acqua
Una cava piena di acqua
Una cava piena di acqua
Una cava piena di acqua

La filosofia è quella già applicata per i giacimenti sotterranei esauriti, dove vengono stoccate le riserve strategiche di gas e petrolio. L'acqua del resto è diventata preziosa come gli idrocarburi. L'impiego di solo il 10 per cento di tutte le cave dismesse presenti in Lombardia valgono la metà di tutto il lago di Como e una volta e mezzo quello di Iseo.

Ma come saranno scelti i bacini estrattivi dismessi adatti a diventare serbatoi idrici di emergenza? Le modalità di selezione sono contenute nel progetto di legge. Per prima cosa sarà monitorato il fabbisogno idrico del settore agricolo e il volume d'acqua complessivamente disponibile su scala provinciale. In questa opera di censimento saranno coinvolte le associazioni di categoria (Coldiretti era stata fra le prime a proporre la riconversione dei bacini estrattivi dismessi a fini idrici), i rappresentanti dei consorzi di bonifica e l'Arpa.

Nelle province in cui si presenterà un deficit fra richiesta e offerta idrica, si procederà all'individuazione delle cave potenzialmente idonee a diventare bacini per l'accumulo di acqua piovana. «Oltre a garantire un supplemento di risorse idriche - spiega Rolfi - i serbatoi di accumulo potrebbero in prospettiva diventare delle vasche di laminazione per mitigare i gravi fenomeni di dissesto idrogeologico innescati da precipitazioni particolarmente intense».

L'aspetto sicuramente più complesso e destinato ad alimentare il dibattito riguarda la priorità di realizzare gli interventi in deroga rispetto alle previsioni delle schede dei piani cave provinciali. In sostanza, se un bacino estrattivo dismesso risulta idoneo, verranno azzerate le altre modalità di recupero già approvate. C.REB.

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