«Ferrovie, Brescia snodo
dei grandi investimenti»

di Mimmo Varone
Enrico Mazzoncini e Cinzia Farisè: due manager  bresciani ai vertici della rete ferroviaria FOTOLIVE
Enrico Mazzoncini e Cinzia Farisè: due manager bresciani ai vertici della rete ferroviaria FOTOLIVE
Enrico Mazzoncini e Cinzia Farisè: due manager  bresciani ai vertici della rete ferroviaria FOTOLIVE
Enrico Mazzoncini e Cinzia Farisè: due manager bresciani ai vertici della rete ferroviaria FOTOLIVE

Il futuro delle ferrovie passa da due manager bresciani che ieri si sono incrociati lungo la strada (ferrata) di Christo. Il viaggio sul treno storico e l’inaugurazione della nuova biglietteria di TreNord è stata l’occasione per parlare di pendolari, servizi e sull’Alta velocità ferroviaria. E l’amministratore delegato di Fs Enrico Mazzoncini ribadisce un punto fermo: «Lo shunt per Montichiari non si farà». E insieme disegnano il futuro del trasporto su ferro nel nodo bresciano. Cinzia Farisè, amministratore delegato di Trenord non invade il campo altrui e non parla di governance, ma assicura che altri investimenti sono in programma per rinnovare il materiale rotabile.

MAZZONCINI, Però, insiste per chiudere con la «anomalia» Trenord e ottenere la maggioranza azionaria nella società che gestisce i treni regionali lombardi. E mette una pietra tombale sulla deviazione dell’Alta velocità verso l’aeroporto D’Annunzio. L’occasione viene dalla constatazione che la domanda di trasporto ferroviario aumenta, e sono necessari investimenti per portare i passeggeri sui convogli. Ne è un esempio la Brescia-Edolo, su cui Trenord ha investito parecchio e in vent’anni ha aumentato i «clienti» del 50%. Al contrario, le linee per Cremona e Parma perdono. Per fare un solo esempio, da anni nessun ghedese che debba raggiungere la città si avventura su treni fatiscenti senza certezze di orari di partenza e arrivo. C’è bisogno di rinnovare, e Mazzoncini non si tira indietro. Anzi, «è una proposta che ho fatto io più di una volta - dice - e poichè sono dell’idea che non vadano spesi soldi per lo shunt a sud di Brescia potremo utilizzare le risorse sulla rete storica esistente, quindi sulle tratte verso Rovato, Desenzano, Parma e Cremona, per realizzare effettivamente un network suburbano su ferro, che integrato con la metropolitana possa essere davvero l’asse del trasporto pubblico locale del futuro della città».

E tutto sommato, «con investimenti molto modesti rispetto a quelli fatti per la metropolitana, perchè i binari ci sono già». Questo è il «grande lavoro che va fatto».

I soldi dello shunt, dunque, si utilizzeranno per la rete suburbana. «Lo dico a caratteri cubitali», assicura. Di più, l’amministratore delegato delle Ferrovie dà l’idea che gli investimenti sulla rete suburbana che Brescia chiede da tempo oggi sono dettati dal mercato. Con l’occhio a quel che sta accadendo su alcune linee come la Brescia-Bergamo, «questi sono anni in cui la propensione all’uso del trasporto pubblico locale sta aumentando nettamente - ammette -, quindi è il momento giusto per investire, ed è per questo che il nostro piano di ferrovie che battezzeremo definitivamente alla fine dell’estate vedrà una grossa focalizzazione degli investimenti sul trasporto pubblico locale».

LA PROSPETTIVA è più ampia, tuttavia, e dovrebbe investire anche Trenord, società posseduta in misura paritaria da Regione e Ferrovie dello Stato. Per Mazzoncini è una «anomalia» da cancellare. «Nessuna società con due soci al 50 per cento può funzionare bene - osserva -, quindi propongo una governance secca e, avendo due soci di cui uno è con evidenza un grande operatore ferroviario nazionale, che sia Ferrovie dello Stato ad avere la maggioranza e le deleghe di gestione». L’Amministratore delegato conferma di aver sottoposto il tema al governatore Roberto Maroni, e «su questo si sta discutendo».

Vicino a Mazzoncini c’è Cinzia Farisè, e la tentazione di chiedere come risponderà Trenord è forte. La manager camuna, tuttavia, precisa che si occupa di direzione dell’azienda e non di governance, e insomma «gli azionisti devono decidere, il management deve eseguire». In ogni caso, «sostengo che abbiamo bisogno di grandi investimenti - aggiunge Cinzia Farisè -, su quelli in materiale rotabile dobbiamo puntare di più, ma anche su rete e infrastrutture». Bisognerà aspettare l’esito del confronto, e finchè il nodo Trenord non si scioglierà la Lombardia non avrà accesso ai quattro miliardi e mezzo che Ferrovie dello Stato mette in campo per il trasporto regionale.

«Siamo la prima azienda per investimenti nel Paese, per il 2016 abbiamo a budget 6,2 miliardi e abbiamo stabilmente da qui al 2020 altri 6 miliardi in infrastrutture e materiale rotabile - incalza Mazzoncini -. Per dare un’idea delle dimensioni la seconda azienda è Enel che investe 2,5 miliardi».

Dopodichè «è chiaro che vorremmo mettere questi investimenti anche al servizio della regione Lombardia, che è la più importante d’Italia per quanto riguarda il trasporto pubblico locale e la nostra strategia la include senza dubbio - aggiunge Mazzoncini -, perciò il nostro obiettivo è impegnarci maggiormente in Regione, ed è questo il senso del dialogo che abbiamo in corso con il nostro regolatore del trasporto».

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