«Ho già perdonato chi ha ucciso mia figlia»

Natalia Maria Silva: a tre anni dall’omicidio della figlia Marilia racconta  il suo dolore e le sue consolazioni
Natalia Maria Silva: a tre anni dall’omicidio della figlia Marilia racconta il suo dolore e le sue consolazioni
Natalia Maria Silva: a tre anni dall’omicidio della figlia Marilia racconta  il suo dolore e le sue consolazioni
Natalia Maria Silva: a tre anni dall’omicidio della figlia Marilia racconta il suo dolore e le sue consolazioni

Natalia ha imparato a camminare in equilibrio su quell’invisibile e scivoloso filo che separa l’orrore da un dolce ricordo, che divide l’abisso del dolore dal cielo limpido dell’amore.

Natalia è una persona forte, che continua a portare nel cuore il sorriso della figlia e il delicato pensiero di quella nipotina mai nata. Natalia è la mamma di Marilia Rodrigues, la 29enne brasiliana picchiata e strangolata dall’amante, sposato e già padre di due bambine. Domani saranno passati esattamente tre anni dall’omicidio. Era il 29 agosto del 2013 quando Claudio Grigoletto nell’ufficio della sua azienda a Gambara uccise la sua dipendente con cui aveva una relazione e dalla quale aspettava una bambina.

CON MARILIA, DUNQUE, Natalia da Silva ha perso anche la gioia di diventare nonna. Ma per il pilota di aerei di Adro, che in pochi istanti ha distrutto il suo cosmo di affetti, non ci sono parole di disprezzo. «Il tempo non c’entra perchè non lenisce la mia sofferenza e quella di tutte le persone che hanno voluto bene a Marilia - precisa Natalia Maria da Silva -: tutti noi ci portiamo dentro una ferita ruvida e profonda, ma io ho perdonato quell’individuo perchè voglio continuare a vivere. L’odio e il rancore ti macerano dentro, ti consumano l’anima: io ho scelto di non sprofondare per tenere viva la memoria di mia figlia e della creatura che portava in grembo. È un percorso difficile, ma l’unico possibile per chi ha vissuto un dolore come il mio. L’altra mia figlia Luciana, per esempio, non ha perdonato. La comprendo, ma penso che con l’età e maturando capirà perchè bisogna uscire da questa spirale». Natalia semmai si pone un’altra domanda: «Ma lui, Claudio Grigoletto, riuscirà mai a perdonarsi? Io credo di no, ed è questa la pena più pesante che dovrà scontare quando e se prenderà coscienza di quello che ha fatto. Finchè sono rimasta in Italia ho avuto l’impressione che quella persona non abbia mai capito la gravità del suo gesto. E questa è un’aggravante della colpa». E a proposito della pena, la mamma di Marilia non commenta la decisione della Corte d’appello che nel settembre del 2015 ha ridotto a 30 anni la condanna all’ergastolo pronunciata in primo grado. Il tutto in attesa che i giudici della Cassazione si pronuncino sulla richiesta di annullamento della sentenza d’appello, anche per il «mancato riconoscimento del vizio parziale di mente», presentato dai difensori di Grigoletto.

«A PRESCINDERE dalla partita giudiziaria, so che non passerà trent'anni in una cella, ma per me non fa differenza - sottolinea Natalia -: mia figlia è nella luce, lui nell’ombra delle sue cattive azioni. E quella del rimorso e del rimpianto è una prigione che resta sempre chiusa». Domani la 29enne sarà ricordata con una messa a Uberlandia, il paese dove era partita per cercare lavoro in Italia. «Poi andremo al cimitero per deporre un mazzo di rose sulla sua tomba - spiega Natalia -: lei amava tutti i fiori. I suoi amici e le persone che hanno scoperto il suo destino fanno a gara per lasciare sulla lapide un iris, una calla, un fiore qualsiasi. Ho come la sensazione che la bontà che ha seminato in vita stia sbocciando dopo la sua morte».

In effetti, Marilia Rodrigues è diventata un simbolo nella battaglia contro la violenza sulle donne. La pagina Facebook «In memoria di Marilia» aperta da Alessandra, una ragazza brasiliana che abita a Ravenna, ha superato gli ottomila followers. «Sui social network praticamente ogni giorno c’è un post che parla di mia figlia, della sua tragica fine, ma si tratta molto più spesso di messaggi di solidarietà che mi incoraggiano ad andare avanti - racconta Natalia -: ho dovuto perfezionare il mio italiano per rispondere a tutti. E a tutte queste persone ho chiesto di dedicare una preghiera a Marilia in occasione dell’anniversario della sua morte».

PER NATALIA il calore e l’affetto della gente è stato fondamentale per uscire dalla strettoia dell’angoscia. «In Italia e a Brescia ho trovato delle persone speciali - ammette -: penso al pubblico ministero Ambrogio Cassiani che ha sostenuto l’accusa al processo, ai carabinieri che hanno condotto le indagini, agli amministratori di Gambara e a tanta gente comune. Hanno capito cosa stavo provando e si sono prodigati per aiutarmi a restare a galla». Natalia ammette di aver retto anche grazie al ricordo di Marilia. «Il suo sorriso è come un raggio di sole, una presenza che mi accompagna quotidianamente - rivela -: non potrò mai dimenticare la gioia e la felicità quando mi ha svelato che sarebbe diventata mamma. Lei era così. Era pura, amava la vita e si fidava del prossimo. Ecco perchè quando mi hanno detto che era stata uccisa ho pensato a quanto fosse ingiusto che qualcuno gli avesse tolto tutto: quello che aveva e quello che avrebbe voluto avere. Sono certa che Marilia è andata incontro alla morte inconsapevolmente, fino all’ultimo respiro deve aver avuto fiducia in quell’uomo che la stava uccidendo. È un pensiero che mi tormenta. Lui che due mesi prima studia come ammazzarla, lei che sogna di andare ad abitare con lui e la bambina che nascerà. Lui che simula un suicidio per depistare le indagini, lei abbandonata senza vita in quell’ufficio. Ci potevano essere tanti modi per interrompere quella relazione, quell’individuo ha scelto però la distruzione, anzi l’autodistruzione: ha ucciso due persone, lacerato la sua famiglia, compromesso la sua esistenza». Ma Natalia ha perdonato. Forse perchè ha imparato a camminare in equilibrio su quell’invisibile e scivoloso filo che separa l’orrore da un dolce ricordo, che divide l’abisso del dolore dal cielo limpido dell’amore.N.S.

Suggerimenti