La parrocchia apre le braccia
Ma in rete c’è già chi protesta

di Marco Benasseni

Tra fine estate e inizio autunno, vista la disponibilità manifestata dalla parrocchia, a Nave potrebbero arrivare 5 richiedenti asilo. La decisione annunciata da don Ruggero Zani, che ha messo a disposizione un intero piano della canonica in cui vive, ha però sollevato, come da copione, mugugni e rimostranze da parte di chi è restio all’accoglienza.

Per ora, comunque, le lamentele viaggiano solo via Facebbok, ormai l’unica vera piazza in cui la gente sembra essere disposta al confronto, che spesso però diventa scontro (se non lite).

LA QUESTIONE nella Valle del Garza tiene banco da settimane, ma solo nei giorni scorsi è arrivata la conferma ufficiale del sacerdote, parroco di Nave da poco meno di un anno che intende aprire la sua casa a 5 rifugiati. «Ne ho discusso in consiglio pastorale - racconta don Ruggero - Non ho avuto riscontri diretti della polemica scoppiata su Facebook, ma ci sarà modo di parlarne dopo l’estate».

A settembre infatti si dovrà creare il gruppo di accompagnamento che dovrà seguire gli ospiti, poi il sacerdote ne parlerà ufficialmente in chiesta. «Questi sono i miei luoghi di confronto, quanto accade e si dice su Facebook mi è stato riportato indirettamente», conclude.

Don Ruggero non si nega di certo al confronto, ma reputa opportuno rispettare i tempi e iniziare a discutere dei dettagli solo in seguito alla creazione del gruppo di accompagnamento, senza il quale il progetto di accoglienza verrebbe meno.

L’idea resta comunque quella di accogliere i 5 giovani nella casa del parroco, riaprendo il piano della canonica dove prima vivevano le suore. Don Ruggero continuerà a vivere al piano terra, mentre al primo piano potranno alloggiare i richiedenti asilo: a disposizione ci sono otto camere, quattro bagni, una cucina e un soggiorno. Dietro il piano di accoglienza ci sono idee ben precise, sia per quanto riguarda la vita domestica che il lavoro. Verrà chiesto ai rifugiati di impegnarsi gratuitamente per tenere pulite e in ordine alcune zone della parrocchia e dell’oratorio, svolgendo alcuni lavoretti e manutenzioni di pubblica utilità. Questo servirà a trasmettere agli ospiti il senso del progetto che non vuole essere puro assistenzialismo, bensì un piano che permetta loro di integrarsi in modo che, una volta lasciata la canonica, possano trovarsi un lavoro e provvedere ai propri bisogni.

LA SCELTA del parroco non è sorprendente: nel mandato precedente, a Calcinato e poi a Calcinatello, si era mosso per ospitare i richiedenti asilo in due appartamenti della parrocchia, portando a termine quella che definisce come «un’esperienza positiva».

Le contestazioni che si leggono sui social in questi giorni sono quelle classiche: c’è chi accusa il parroco di dare aiuto agli stranieri prima che agli italiani, pesando sulle case comunali. Su quest’ultimo punto è intervenuta la consigliera Giada Stefana, spiegando, ammesso che ancora serva farlo, che i costi dell’accoglienza non sono a carico dell’Amministrazione comunale né della comunità. Dopo l’estate il dibattito diventerà però pubblico.

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