Scorie «anomale»,
al via il processo
Macogna

di C.REB.
Una veduta  della discarica Macogna che non è più gestita dalla Drr
Una veduta della discarica Macogna che non è più gestita dalla Drr
Una veduta  della discarica Macogna che non è più gestita dalla Drr
Una veduta della discarica Macogna che non è più gestita dalla Drr

Oltre 15 mila tonnellate di scorie di fusione con concentrazione di molibdeno e bario superiori ai limiti fissati dalle autorizzazioni. Quello stock di rifiuti non conformi approdati nella discarica della Macogna nell’estate 2015 è costato il rinvio a giudizio del legale rappresentante e del direttore della Drr, ex proprietaria dell’impianto incastonato tra Cazzago, Travagliato, Berlingo e Rovato. Il processo si aprirà l’11 aprile. A costituirsi parte civile nel procedimento, oltre alla Provincia, ci sarà anche Legambiente, che attraverso il suo legale Pietro Garbarino ha chiesto di poter esercitare l’azione risarcitoria. «Il Comitato regionale di Legambiente - si legge nell’atto -, è delegato a sovrintendere alla tutela di tutti gli interessi statutari nell’ambito del territorio. Per questa ragione si deve ritenere che ogni reato ambientale a cui conseguano effetti dannosi al territorio leda direttamente l’associazione, che deve pertanto ritenersi soggetto danneggiato e legittimato a richiedere il risarcimento del danno». In particolare, per quanto riguarda la Macogna, Garbarino sottolinea che «si tratta di aver ricevuto rifiuti inidonei ad essere smaltiti, inserendo nell’ambiente e nel sottosuolo materiali ritenuti nocivi, pericolosi e comunque inquinanti, nonchè di avere provocato un danno ambientale tale da mettere in pericolo il territorio e la salute dei cittadini». Per quanto riguarda il futuro della discarica, «dopo aver proposto un progetto di recupero a fondo cava sostanzialmente condiviso da tutti i Comuni, l’iniziativa si è arenata - spiega Silvio Parzanini, presidente del Circolo Legambiente Franciacorta -. Ma noi riteniamo che debba essere ripresa, magari coinvolgendo l’Università di Brescia. Se il progetto viene definito velocemente, e riceve tutte le autorizzazioni degli Enti competenti, allontaniamo il rischio di nuove discariche, oltre a quelle in via di riempimento». Parzanini lancia poi un appello per la messa in sicurezza «della stretta e pericolosa strada di accesso alla discarica, così come imposto dall’autorizzazione provinciale. Non comprendiamo come mai l’azienda - dall’aprile dello scorso anno la gestione dell’impianto da 1,3 milioni di metri cubi è passata dalla Drr alla Eredi Compagnia Nazionale - non sia intervenuta sulla viabilità». Anche per questo, Legambiente ha inoltrato alla Provincia e ai sindaci dei Comuni su cui si affaccia la Macogna «la richiesta di accesso agli atti e di partecipare all’iter autorizzativo dei lavori sulla strada». •

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