Un prete «illuminato» e 400 lire Così ha preso forma un sogno

Un’immagine di fine anni  ’90  per sfoggiare le nuove divise dell’epoca La formazione di musicisti in parata alla fine degli anni Settanta Primi anni Sessanta: il gruppo muove i primi passi dopo la rifondazione
Un’immagine di fine anni ’90 per sfoggiare le nuove divise dell’epoca La formazione di musicisti in parata alla fine degli anni Settanta Primi anni Sessanta: il gruppo muove i primi passi dopo la rifondazione
Un’immagine di fine anni  ’90  per sfoggiare le nuove divise dell’epoca La formazione di musicisti in parata alla fine degli anni Settanta Primi anni Sessanta: il gruppo muove i primi passi dopo la rifondazione
Un’immagine di fine anni ’90 per sfoggiare le nuove divise dell’epoca La formazione di musicisti in parata alla fine degli anni Settanta Primi anni Sessanta: il gruppo muove i primi passi dopo la rifondazione

Il primo documento che cita il Corpo Musicale di Mazzano è datato 13 maggio 1926, anno in cui il parroco, don Alessandro Zini, ottiene dal Comune un «congruo sussidio» di 400 lire per incentivare lo sviluppo di una formazione musicale. Ma le origini della Banda potrebbero risalire al 1923. Nella sua richiesta don Zini fa notare che già da tre anni è attivo un Corpo musicale, con tanto di maestro (Flaminio Bodei di Rezzato) e musicanti che si fanno carico dell’acquisto degli strumenti. Nel 1934 don Zini lascia Mazzano per assumere l’incarico di prevosto in Sant’Alessandro, in città. La Banda rimane «orfana» e il Podestà ordina che gli strumenti vengano consegnati in Comune. Non tutti però obbediscono: molti strumenti vengono nascosti nelle cantine e nelle soffitte, in attesa di tempi migliori. Che arrivano negli anni Cinquanta. Allo scoccare della Liberazione, spuntano come d’incanto dalle diverse contrade trombe, tromboni e clarinetti. Manca però una persona in grado di raccogliere i «dispersi». Quella persona è Pietro Lonati. Grazie a lui - che assume anche l’incarico di vicemaestro - si riparte, e proprio la sua casa di Molinetto diventa la sala prove. La sua figura è talmente importante, che nel 1968 il Corpo Bandistico prende il suo nome. NEGLI ANNI ’60-70 la Banda compie un salto di qualità, dimostrando di poter competere con altri gruppi musicali della provincia. Artefici del cambiamento sono Augusto Abate, commerciante di Ciliverghe divorato dalla passione della musica, e Giovanni Ligasacchi, maestro di profonda sensibilità e impegno, che abbandona momentaneamente la bacchetta di direttore della Banda Cittadina di Brescia per «affinare» quella di Mazzano. Negli anni più recenti ci sono stati molti avvicendamenti sul podio: da Trivella a Giovanni Borghetti (affiancato dal vice maestro Luigi Lonati, figlio di Pietro), che ha diretto la Banda per 27 anni, sostituito poi da Giuseppe Sottini, che l’ha guidata dal 1996 al marzo 1998. Per poco più di un anno, fino al dicembre 1999, sul podio è salito Massimo Pennati, e dopo di lui Paolo Ghisla, che ha saputo dare nuova linfa al gruppo. Nel 2007 gli è subentrato Francesco Andreoli, che dal dicembre 2016 ha ceduto la bacchetta a Maura Castelnovo, pur restando nella formazione come direttore artistico. La Banda di Mazzano non dispone di una scuola musicale propria. Nel 2002 è stata fondata l’associazione Spazi Musicali, voluta dalla Banda e dal Comune per favorire la cultura musicale, dove si insegnano tutti gli strumenti, non solo fiati e percussioni. «Anche se la scuola fa da filtro, ed ha permesso di avere negli ultimi anni un po’ di ricambio - ammette Andreoli -, è sempre complicato e difficile reperire la “materia prima” per garantire il futuro della Banda». • C.REB.

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