Il ciclismo
Belle Epoque è
tornato di moda

di Giuseppe Zani
Seducenti damine Belle Epoque distraggono i corridori amarcord
Seducenti damine Belle Epoque distraggono i corridori amarcord
Belle Epoque in bicicletta

«La Lacustre», una classica ormai, fa il record. Oltre 450 i partecipanti in bici e abbigliati con abiti d’epoca e una cinquantina gli accompagnatori su moto e «autononne», nonostante la diretta concorrenza, proprio ieri, dell’Intrepida di Anghiari. Una festa un po’ folle, oltre che un piacevole tuffo nel passato. I più applauditi, sotto lo striscione della partenza che è lo stesso del traguardo, a Marone, dodici handbikers capitanati dall’iseana Grazia Colosio. I PIÙ FOTOGRAFATI, invece, sullo sfondo di una Balilla e di una Morris Garages d’inizi Novecento, due gruppi di damine Belle Epoque che giocano a fare le sciantose , mentre una cassa d’amplificazione diffonde le note di «Parlami d’amore Mariù». Coinvolta nel clima di euforia anche la cameriera del «Glitter», il bar che si affaccia sul sagrato della parrocchiale: la ragazza serve gli avventori agghindata in abito lungo, alle caviglie, e corpetto attillato. A poco a poco la piazza si riempie dei protagonisti della corsa, gli uomini per lo più in calzettoni a rombi, pantaloni alla zuava, maglia d’annata e casco di cuoio, le donne con nastri o veletta nei capelli, gonne svolazzanti e fiori sul manubrio. Atmosfere da ciclismo pionieristico, cui purtroppo manca, il tocco di classe che sa dare il piroscafo «La Capitanio», classe 1926, incagliato in porto a Iseo a causa del basso livello del lago. C’è, però, svolazzante per il cielo, l’idrovolante di Max Barro, pilota di Castro, che più volte si abbassa a rasentare il lungolago dove la folla lo saluta con grida di giubilo. Tra i ciclisti accalcati in piazza, anche Marco Serpellini, di Sovere, campione del mondo Juniores 1990, e il sindaco di Pisogne, Diego Invernici. «Ormai si è imposta, La Lacustre - dice Fabio Chiesa, che viene da Robbio, nel Pavese-. Tutto è cominciato 20 anni fa con l’Eroica. Adesso le corse di questo genere sono un centinaio, in Italia. Il giro d’antan del Sebino ha avuto fortuna perché è ben organizzato, ha un percorso non impegnativo e vi si respira tanta allegria». Maurizio Raineri inforca una «due ruote» da panettiere: «Appartiene alla forneria Lonardi, tutt’ora attiva in paese- racconta-. Questa bici, con cavalletto e ceste anteriore e posteriore, la usava negli anni ’60 il padre dell’attuale titolare, prima di passare al motorino e poi all’Ape». LUK HABBOTT, nome anglofonizzato di un armonicista di Rezzato, è alla sua quarta esperienza. «Ho partecipato a due edizioni con un triciclo salvato dalla rottamazione, e alle altre due con una vecchia bici rimessa a nuovo. Non potevo mancare». Dalla calca emerge la bandierina rossa di Claudio Pietroboni, uno degli handbikers, residente a Monno: «In passato non c’erano le handbike, e noi non saremmo stati invitati a partecipare. Bello essere qui». Alle 9,30, Matteo Bonardi, presidente dall’associazione «Pedale vintage» di Marone, scandisce il «Pronti? Via!», e il sagrato, pieno come un uovo, lentamente si svuota. Adesso la coloratissima carovana pedala in scioltezza e si sgrana sulla litoranea. Quindi fa sosta per rifocillarsi sul lungolago delle Erbe danzanti, a Paratico, all’orrido del Bögn, a Riva di Solto, e in piazza del mercato, a Pisogne. A Toline la colonna si immette sulla ciclopedonale che porta a Vello e con tutta calma taglia il traguardo davanti a villa Vismara. Alle 13,30, nel salone che si affaccia sul parco della villa, l’associazione Pregasso insieme mette in tavola un pranzo da gourmet. «Tutti rientrati, tutti contenti: meglio di così non poteva andare», tira un sospirone di sollievo alla fine Bonardi. •

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