Il colpo sulle colline
del Garda fatale ai
«pirati» dei motoscafi

di Alessandro Gatta
Una  pattuglia del commissariato di Desenzano davanti al motoscafo che una banda ha tentato di rubare
Una pattuglia del commissariato di Desenzano davanti al motoscafo che una banda ha tentato di rubare
Una  pattuglia del commissariato di Desenzano davanti al motoscafo che una banda ha tentato di rubare
Una pattuglia del commissariato di Desenzano davanti al motoscafo che una banda ha tentato di rubare

I «pirati» questa volta sono andati all’arrembaggio in collina. A dirla tutta, ci hanno solo provato: stavano già attaccando il carrello al gancio del rimorchio del loro furgone quando sono stati circondati dagli agenti del Commissariato di Polizia di Desenzano, coordinati dal vicequestore Bruno Pagani presente in prima persona.

I componenti della banda di ladri sono rimasti attoniti, quasi sotto shock: sorpresi con le mani nel sacco, anzi sul motoscafo, non hanno potuto fare altro che alzare le mani e arrendersi.

Sono scattate così le manette per tre bergamaschi, tutti con precedenti per reati contro il patrimonio, approdati sul garda per rubare una barca «parcheggiata» però in una cascina disabitata a Montonale Basso, in mezzo alle colline di Desenzano. E che barca: un motoscafo Primatist da circa 6 metri e mezzo, e che anche senza motore può valere fino a 15 mila euro.

CONVINTI DI POTER contare sulla complicità di un luogo praticamente deserto, i componenti della banda sono entrati in azione verso le 8 di lunedì mattina. La loro presenza sospetta però non è sfuggita a un agricoltore che stava irrigando un potere con vista sulla cascina disabitata. Senza pensarci sopra un attimo ha subito telefonato alla centrale operativa della Polizia.

In pochi minuti sono confluite a Montonale Basso tre volanti, una già in servizio e le altre direttamente dal Commissariato: gli agenti hanno accerchiato la cascina e dunque anche i ladri mentre il furto era ormai in fase avanzata. I tre bergamaschi avevano già parcheggiato il furgone in retromarcia e agganciato il carrello con la barca, quando si sono scoperti improvvisamente circondati.

Mani in alto: la resa è stata immediata. Sono stati arrestati, poi trattenuti nelle camere di sicurezza del comando di via Dante, infine processati per direttissima ieri mattina: il Tribunale di Brescia ha convalidato l’arresto, applicando la misura dell’obbligo di dimora. Non solo: per tutti e tre è scattato il provvedimento del foglio di via obbligatorio, con il divieto di fare ritorno a Desenzano per almeno tre anni.

Volti noti, si diceva, alle forze dell’ordine, per vari reati contro il patrimonio: alla loro fedina si aggiunge il reato di tentato furto aggravato. Si tratta di G.M., 32 anni e T.A. di 54 anni, entrambi di Romano di Lombardia, e poi C.G., 53enne di Cortenuova. Avevano puntato il motoscafo che era nascosto in una cascina disabitata ormai da due mesi, e che i proprietari stanno ancora ristrutturando: il prezioso natante era stato sistemato sotto un porticato dove di solito trovano posto i trattori. Circostanze che redono plausibile che si sia trattato di un furto su commissione. Una tesi rafforzata dalla posizione della cascina, isolata e difficile da trovare.

LE BARCHE, SUL GARDA, attirano da sempre l’interesse della malavita. Non solo intere, ma anche «cannibalizzate» e rivendute a pezzi: nell’ultimo anno sono state rubate decine di motori fuoribordo, a Desenzano, a Peschiera, a Manerba e Salò. Sempre a Desenzano, al porto pontili e alla Fraglia, si contano poi vari blitz di “mestiere”, in cui erano stati rubati costosi equipaggiamenti: taniche di benzina, razzi segnalatori, ecoscandagli.

Al porto di Moniga, lo scorso inverno, erano invece sparite alcune calandre, la copertura esterna (che funge anche da carenatura) dei motori fuoribordo.

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