Giuseppe Zani Turismo o industria? Il dilemma, per ora solo teorico, è stato sciolto a favore del turismo, ieri, a Tavernola Bergamasca, in occasione del flash mob organizzato dall’associazione «5R Zero Sprechi» per protestare contro l’autorizzato- anche se non ancora avviato- utilizzo dei combustibili solidi secondari (Css) nei forni del locale cementificio. Un tema che investe direttamente anche i paesi che si affacciano sulla sponda bresciana che dopo l’esperienza del ponte di Christo hanno deciso di investire risorse e progetti nell’accoglienza.
OLTRE 200 LE PERSONE che si sono raccolte nei giardini sul lungolago, sotto lo striscione «No inceneritore-Non bruciate il nostro futuro», mentre una decina fra motoscafi e barche a vela incrociavano davanti allo stabilimento. È stato un momento di mobilitazione promosso in vista del referendum che si svolgerà domenica 20 maggio e che ha per quesito l’ipotesi di dismettere il cementificio insediandovi attività «a ridotto impatto ambientale e paesaggistico». Privato Fenaroli, di Tavernole, non usa tanti giri di parole: «Il referendum è buona cosa, ma era più semplice il quesito: Cementificio Sì Cementificio No - scandisce al microfono -. Chi andrà a votare deve sapere che nei forni dello stabilimento prima o poi si bruceranno i rifiuti, perché la norma lo consente. Che farne del cementificio chiuso? Io comunque preferisco un mostro morto che non fa danni a un mostro vivo e pericoloso». Una bella palla alzata per Dario Balotta, che non esita a schiacciarla: «Il gruppo tedesco Heidelberg persegue l’obiettivo di usare i Css, ovvero plastica, gomma, carta, fibre tessili e altro -, a Tavernola, con l’avallo della Provincia, anziché chiudere questo impianto obsoleto- sostiene il portavoce di Legambiente Alto e Basso Sebino, Legambiente Bergamo e Val Cavallina Val Calepio-. Con l’impiego dei Css aumenterebbe la redditività del cementificio e questo vorrebbe dire che non chiuderà più. Una prospettiva che è contraria alla vocazione turistica di tutto il lago».
GIORGIO ELITROPI, segretario di «5R Zero Sprechi», che ha sede ad Albino, racconta cosa sta succedendo a Isola Bergamasca, realtà nella quale nel giro di pochi chilometri ci sono 5 inceneritori e il cementificio di Calusco. Le emissioni dei cementifici, a sentire Elitropi, possono per legge avere parametri 9 volte più alti rispetto alle emissioni degli inceneritori. «Da due anni- precisa Elitropi- abbiamo chiesto che si faccia un’indagine epidemiologica nel circondario. La cosa assurda è che l’Ats, cui compete la tutela della salute pubblica, ha proposto che a fare questa indagine sia l’Italcementi». Il controllore che chiede al controllato di...controllarsi da solo. Attilio Agazzi ha parlato della petizione inoltrata a Bruxelles con la quale il comitato «La nostra aria», che ha sede a Solza, vicino a Calusco, ha sollecitato che i Css non siano considerati combustibili ma rifiuti, i quali, peraltro, se bruciati, liberano diossina e metalli pesanti. Alla fine, il sindaco di Madone, Luigi Ferreri, ha riferito di due indagini effettuate nel 2015 e 2016 nella zona dell’Isola Bergamasca. «Il primo anno è stato individuato un problema significativo nei bimbi da 0 a 4 anni, ricoverati- ha precisato Ferrei-. Il secondo anno i dati sono peggiorati». La questione insomma non è solo ambientale, ma riguarderebbe anche la salute. Di certo il futuro del cementificio tocca da vicino anche i paesi della sponda bresciana. Che anche sulla scorta dell’esito del referendum dovranno sicuramente abbadonare il ruolo di scrutatori non votanti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA