Il fronte del «no»
al cementificio
alza il tiro

La partenza della manifestazione contro la sperimentazione del cementificio di Tavernola Due imbarcazioni della colonna sfilata sul lago di Iseo per sostenere il «no» al referendum del 22 maggioI nuovi materiali combusti nell’impianto stanno facendo discutere La protesta si sta allargando Oltre 200 persone al flash mob
La partenza della manifestazione contro la sperimentazione del cementificio di Tavernola Due imbarcazioni della colonna sfilata sul lago di Iseo per sostenere il «no» al referendum del 22 maggioI nuovi materiali combusti nell’impianto stanno facendo discutere La protesta si sta allargando Oltre 200 persone al flash mob
La partenza della manifestazione contro la sperimentazione del cementificio di Tavernola Due imbarcazioni della colonna sfilata sul lago di Iseo per sostenere il «no» al referendum del 22 maggioI nuovi materiali combusti nell’impianto stanno facendo discutere La protesta si sta allargando Oltre 200 persone al flash mob
La partenza della manifestazione contro la sperimentazione del cementificio di Tavernola Due imbarcazioni della colonna sfilata sul lago di Iseo per sostenere il «no» al referendum del 22 maggioI nuovi materiali combusti nell’impianto stanno facendo discutere La protesta si sta allargando Oltre 200 persone al flash mob

Giuseppe Zani Turismo o industria? Il dilemma, per ora solo teorico, è stato sciolto a favore del turismo, ieri, a Tavernola Bergamasca, in occasione del flash mob organizzato dall’associazione «5R Zero Sprechi» per protestare contro l’autorizzato- anche se non ancora avviato- utilizzo dei combustibili solidi secondari (Css) nei forni del locale cementificio. Un tema che investe direttamente anche i paesi che si affacciano sulla sponda bresciana che dopo l’esperienza del ponte di Christo hanno deciso di investire risorse e progetti nell’accoglienza.

OLTRE 200 LE PERSONE che si sono raccolte nei giardini sul lungolago, sotto lo striscione «No inceneritore-Non bruciate il nostro futuro», mentre una decina fra motoscafi e barche a vela incrociavano davanti allo stabilimento. È stato un momento di mobilitazione promosso in vista del referendum che si svolgerà domenica 20 maggio e che ha per quesito l’ipotesi di dismettere il cementificio insediandovi attività «a ridotto impatto ambientale e paesaggistico». Privato Fenaroli, di Tavernole, non usa tanti giri di parole: «Il referendum è buona cosa, ma era più semplice il quesito: Cementificio Sì Cementificio No - scandisce al microfono -. Chi andrà a votare deve sapere che nei forni dello stabilimento prima o poi si bruceranno i rifiuti, perché la norma lo consente. Che farne del cementificio chiuso? Io comunque preferisco un mostro morto che non fa danni a un mostro vivo e pericoloso». Una bella palla alzata per Dario Balotta, che non esita a schiacciarla: «Il gruppo tedesco Heidelberg persegue l’obiettivo di usare i Css, ovvero plastica, gomma, carta, fibre tessili e altro -, a Tavernola, con l’avallo della Provincia, anziché chiudere questo impianto obsoleto- sostiene il portavoce di Legambiente Alto e Basso Sebino, Legambiente Bergamo e Val Cavallina Val Calepio-. Con l’impiego dei Css aumenterebbe la redditività del cementificio e questo vorrebbe dire che non chiuderà più. Una prospettiva che è contraria alla vocazione turistica di tutto il lago».

GIORGIO ELITROPI, segretario di «5R Zero Sprechi», che ha sede ad Albino, racconta cosa sta succedendo a Isola Bergamasca, realtà nella quale nel giro di pochi chilometri ci sono 5 inceneritori e il cementificio di Calusco. Le emissioni dei cementifici, a sentire Elitropi, possono per legge avere parametri 9 volte più alti rispetto alle emissioni degli inceneritori. «Da due anni- precisa Elitropi- abbiamo chiesto che si faccia un’indagine epidemiologica nel circondario. La cosa assurda è che l’Ats, cui compete la tutela della salute pubblica, ha proposto che a fare questa indagine sia l’Italcementi». Il controllore che chiede al controllato di...controllarsi da solo. Attilio Agazzi ha parlato della petizione inoltrata a Bruxelles con la quale il comitato «La nostra aria», che ha sede a Solza, vicino a Calusco, ha sollecitato che i Css non siano considerati combustibili ma rifiuti, i quali, peraltro, se bruciati, liberano diossina e metalli pesanti. Alla fine, il sindaco di Madone, Luigi Ferreri, ha riferito di due indagini effettuate nel 2015 e 2016 nella zona dell’Isola Bergamasca. «Il primo anno è stato individuato un problema significativo nei bimbi da 0 a 4 anni, ricoverati- ha precisato Ferrei-. Il secondo anno i dati sono peggiorati». La questione insomma non è solo ambientale, ma riguarderebbe anche la salute. Di certo il futuro del cementificio tocca da vicino anche i paesi della sponda bresciana. Che anche sulla scorta dell’esito del referendum dovranno sicuramente abbadonare il ruolo di scrutatori non votanti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti